Il vino e l’Italia: un binomio indissolubile che tuttavia – al di là dei cliché – è utile osservare con uno sguardo nuovo. Perché? Innanzitutto perché prendere atto di come “cambia” la cultura del vino nel nostro Paese, la dice lunga su quanto stiamo cambiando anche noi. La cultura vinicola italiana, una tradizione consolidata da secoli, si sta infatti sviluppando in modo interessante: tanto da aprire nuove vie e nuove opportunità su più fronti.

Basta dare un’occhiata al mondo del turismo per capire come è cambiata – e cresciuta, non solo in termini numerici ma anche di maturazione – la cultura del vino in Italia. Il turismo vinicolo spopola, non solo in Toscana o in Piemonte ma anche in quelle regioni che fino a un secolo fa producevano solo vini da taglio, come per esempio la Puglia. Non si beve di più, si beve meglio: il consumo del vino si è trasformato negli ultimi anni non in una pratica, ma in un’esperienza vera e propria e degustazione fa spesso rima con viaggio. Non stupisce, quindi, che siano sempre di più gli iscritti ai corsi di sommelier.

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Quello che De Amicis descriveva come “il secondo sangue della razza umana” è di fatto qualcosa di connaturato con le nostre radici: una tradizione, a tutti gli effetti. Tradizione, tuttavia, non fa rima solo con conservazione ma anche e soprattutto con sviluppo. Come mostra l’emergere del turismo vinicolo, il vino è quindi diventato sia un termometro utile a leggere i cambiamenti in atto nella nostra società, sia un volano di crescita.

Da questo punto di vista è interessante la chiave di lettura fornita da Idealo, una piattaforma che consente di confrontare prezzi e opinioni su vari prodotti. I dati riportati da Idealo – e basati sulle statistiche Istat – consentono di tracciare un identikit utile per capire come è cambiato il nostro consumo di vino. E come stiamo cambiando noi. Secondo le statistiche la percentuale di chi beve vino tutti i giorni è in calo (dal 29,3% del 2007 al 21,4% attuali) , mentre aumentano coloro che consumano vino occasionalmente e che bevono fuori dai pasti. Interessante anche la distribuzione geografica dei consumatori di vino, localizzati grossomodo nella fascia orientale e nord orientale della penisola: fra le regioni italiane, il primato va alle Marche, seguite a ruota da Emilia-Romagna, Valle d’Aosta, Friuli, Umbria e Veneto.

Cambiando chiave di lettura e considerando il rapporto tra online e offline, però, i dati cambiano ed entrano in gioco altri fattori come la diversa propensione delle regioni italiane a usare gli e-commerce. Uomini (per l’ 80%) over 44, gli italiani che acquistano vino online vengono prevalentemente da Lombardia , Campania e Lazio. Già, perché – come anticipavamo – il mercato del vino in Italia ha salde radici ancorate nella tradizione ma è tutt’altro che stagnante e così come ha stimolato lo sviluppo di nuovi rami turistici, rappresenta anche terreno fertile per quanto riguarda lo sviluppo dell’e-commerce.

Come ormai hanno capito in molti, la crisi non ha avuto solo una funzione demolitrice ma ha anche innescato lo sviluppo di nuovi rami e nuove opportunità. Così, mentre molte attività hanno chiuso bottega (63.000 dal 2008), c’è chi ha scelto la via dell’innovazione puntando sull’e-commerce… con un’interessante (e per certi versi imprevedibile) conseguenza. In molti casi l’e-shop ha infatti portato nuova energia alle attività tradizionali e l’online – anziché sostituirlo – è andato ad affiancare e supportare l’offline. E il mercato del vino? Nel settore, la diffusione dell’e-shop procede più lentamente che altrove ma anche in questo campo l‘online viene sempre più utilizzato e per molti consumatori si trasforma in un’alternativa concreta, che presumibilmente prenderà sempre più terreno. Basti pensare che l’Italia (insieme alla Germania) è al terzo posto nella classifica dei paesi consumatori di vino, dopo Stati Uniti e Francia.

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