Sostenibilità

Rifiorisce la biodiversità dopo gli esperimenti atomici

di 30 Aprile 2008No Comments

Bikini. Sono due le immagini che saltano subito alla mente quando si pronuncia questa parola: sole mare e belle donne, oppure gli esperimenti atomici della metà del ‘900. Oggi i luoghi che furono teatro di una violenta devastazione sono rinati in una esplosione di biodiversità. Branchi di pesci gialli, coralli ramificati fitti come cespugli, un paesaggio vivo e rigoglioso come una foresta marina è quello che hanno trovato gli studiosi dell’ARC – Coral Reef Studies quando si sono immersi nell’atollo di Bikini, in Micronesia.

Il primo marzo del 1954 in quel paradiso scoppiò il putiferio: una bomba atomica da quindici megatoni, cioè quasi 800 volte più potente delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki, seminò morte e distruzione.

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Zoe Richards, coordinatrice del gruppo di ricerca sui coralli a cui hanno partecipato Italia, Australia, Germania e Hawaii ha dichiarato: “Immergendomi mi aspettavo di trovare un paesaggio lunare”. Invece la sorpresa è stata scoprire coralli grandi come alberi proprio nel cratere lasciato dalla famigerata bomba denominata “Bravo”, un enorme cratere oggi completamente coperto di esoscheletri corallini.

Maria Beger dell’Università del Quensland in Australia ha segnalato anche che i livelli di radiazioni sott’acqua sono simili a quelli di una qualunque città australiana. Non si può però dire lo stesso per ciò che riguarda i prodotti della terra: “Quando mi sono avvicinata ad una pianta di cocco – precisa Berger – i livelli di radioattività si sono impennati”. La ricerca sottolinea però che molti coralli sono andati perduti: i più delicati e i più rari. E’ rimasto infatti il 65 per cento delle specie presenti prima dell’esplosione.

Lo stato di salute degli esemplari oggi presenti è prova che i coralli hanno la capacità di resistere anche ad enormi fonti di disturbo, ma – precisano gli studiosi – la loro straordinaria ripresa è dovuta soprattutto alla prolungata assenza dell’uomo dalla zona, infatti, a parte qualche sporadica incursione di tonni, pesci napoleone o di pescatori di frodo, quel quadrato di oceano è rimasto isolato.

La storia di morte e rinascita dell’atollo di Bikini suggerisce a più di un’istituzione l’idea di far rientrare la foresta di coralli nella lista dei siti patrimonio dell’umanità.

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Francesca Farina

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