Una nuova partnership orientata a preservare le finestre del bacino mediterraneo dalla sfida del cambiamento climatico: la seconda settimana della Foresta Mediterranea – un incontro internazionale che ha avuto luogo ad Avignone e che rappresenta un provvidenziale continuum rispetto all’accordo di partenariato siglato a Istanbul un anno fa – si è conclusa con la concretizzazione di una proposta realmente incisiva. Il rendez-vous avignonese ha coinvolto i rappresentanti di 12 fra organizzazioni e istituzioni. Un ruolo senza dubbio di spicco è stato svolto da Eduardo Rojas Briales (Assistant-Director General for Forestry della FAO), opportunamente fiancheggiato dal presidente di EFIMED Yves Birot, da Spas Todorv (presidente del comitato “Silva Mediterranea”) dal presidente dell’Association Internationale Forets du Mediterranée e da diversi rappresentanti di istituzioni per l’ambiente e lo sviluppo provenienti anche dalla Turchia e dal Marocco. Un ventaglio di partecipanti ricco e variegato, quindi, che ben riflette il profilo internazionale di una problematica che non è certo fuori luogo definire scottante.

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Il patrimonio boschivo del bacino del Mediterraneo (73 milioni di ettari che rappresentano l’8,5% della superficie terrestre totale) va quotidianamente incontro a una catastrofica riduzione, che ne falcia annualmente fra 0,7 e 1 milione di ettari. La causa principale di questa drastica riduzione è costituita dagli incendi (provocati dall’aumento dalla siccità e dall’aumento delle temperature), ma un’ importanza notevole deve essere attribuita anche allo sviluppo urbano e all’espansione della superficie coltivata. Da questo punto di vista, il panorama boschivo mediterraneo appare piuttosto diversificato e potrebbe – grosso modo – essere diviso in due grandi aree: l’area settentrionale – costituita dal superfici per la maggior parte private, in cui l’incuria e la mancanza di una gestione adeguata ha provocato l’estendersi a macchia d’olio di un’infiammabilissima vegetazione selvaggia – e l’area meridionale, all’interno della quale incidono in modo marcato le tendenze al disboscamento e allo sfruttamento eccessivo dei pascoli.

La nuova partnership si propone di agire sul territorio in modo capillare, coordinando una serie di azioni sinergiche (nell’ambito dell’agricoltura, del turismo, della gestione dell’acqua e della pianificazione della gestione del territorio) concepite in base a tre livelli: nazionale, regionale e locale. Il raggio d’azione dovrebbe momentaneamente riguardare l’area del Mediterraneo Meridionale, e in particolar modo Tunisia, Algeria, Marocco, Siria, Libia e Libano. Si tratterà – sostiene Eduardo Rojas Briales – di “sollevare l’attenzione sulla ricchezza delle funzioni vitali che le foreste forniscono ai loro abitanti: la protezione del suolo e dell’acqua, la valorizzazione del territorio, il sequestramento dell’anidride carbonica e la valorizzazione della biodiversità.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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  • Palmizi girolamo ha detto:

    per conoscere dal vivo la foresta, vorrei fare dei viaggi in luoghi significativi.Mi potete suggerire recapiti di organizzazioni o agenzie serie che si occupano di viaggi qualificati e istruttivi?grazie