Il suo nome è “MMR-Based Railroad Energy Harvester”, che letto così vuol dire poco o nulla.

Celato dietro questo complicato appellativo vi è uno strumento in grado di produrre un gran quantitativo di energia elettrica sfruttando il moto dei treni.

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L’utilizzo e il funzionamento sono relativamente semplici. Basta posizionare questo apparecchio sui binari ferroviari e attendere il passaggio di un convoglio. L’energia dispersa dal passaggio del treno è poi trasmessa a un generatore in grado di trasformare le vibrazioni in energia elettrica.

Questo processo sfrutta il cedimento di un paio di centimetri che la rotaia subisce al passare di un convoglio.

Non solo questo innovativo strumento porta a un risparmio in termini economici (l’energia prodotta mediante il suo utilizzo è in grado di alimentare tantissimi impianti ferroviari, passaggi a livello e segnalatori luminosi), ma riduce anche l’impatto ambientale.

Esso infatti limita l’emissione nell’atmosfera terrestre di anidride carbonica derivante dalla combustione dei combustibili fossili che sarebbe necessaria alla produzione di elettricità.

L’MMR-Based Railroad Energy Harvester è stato ideato dai ricercatori della Stony Brook University, i quali hanno già ceduto il brevetto in licenza ad un’azienda del settore.

Certo, il sistema ferroviario americano è il più esteso e costoso del mondo, quindi è logico che oltreoceano si cerchino delle vie innovative per gestirne i consumi.

Potrebbe essere utile introdurlo anche in altri paesi, magari europei? Domanda interessante.

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