L’Italia ha l’opportunità di rafforzare l’economia e creare 19.000 posti di lavoro entro il 2030 grazie al passaggio da un sistema di trasporto basato sulle importazioni di benzina e diesel ad una mobilità alimentata da energie rinnovabili di produzione nazionale.

E’ quanto emerge da un nuovo studio, coordinato dalla European Climate Foundation, da Transport & Environment e dalla Fondazione Centro Studi Enel, che raccoglie le idee di diverse parti interessate nel settore della mobilità e dell’energia in Italia, presentato ad eMob 2018.

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Secondo quanto descritto nello studio, dal titolo “Fuelling Italy’s Future: Come la transizione verso la mobilità a basso contenuto di carbonio rafforza l’economia”, la transizione verso l’uso di veicoli a basse e zero emissioni di carbonio in Italia contribuirà nel 2030 ad aumentare il PIL di 2,396 miliardi di euro (rispetto allo scenario di riferimento). Ciò consentirà all’Italia non solo di minimizzare la propria esposizione alla volatilità del prezzo del petrolio ma anche di massimizzare il mercato dell’energia solare ed eolica di produzione nazionale, aumentando di conseguenza la sicurezza energetica del paese.

Grazie alla transizione verso una mobilità a basse emissioni di carbonio, verrà affrontato anche il problema della cattiva qualità dell’aria legata al trasporto passeggeri, così da evitare 1.100 decessi prematuri entro il 2030 e prevenire un numero significativo di tumori polmonari, bronchite cronica e asma.

I risultati chiave:

●       Crescita economica: L’Italia ha l’opportunità di ridurre le perdite per l’economia dovute all’importazione di combustibili fossili per i trasporti e di ridurre l’esposizione dei consumatori alla volatilità dei prezzi del petrolio, sostituendo il petrolio importato con la propria energia solare ed eolica. Nel 2017 l’Italia ha importato ben 15,9 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi raffinati. Secondo lo studio, se si tagliassero le importazioni di petrolio, si potrebbe ottenere un risparmio cumulato di circa 21 miliardi di euro entro il 2030 e di 377 miliardi di euro entro il 2050, determinando una ripresa della bilancia commerciale italiana.

– L’industria petrolifera impiega relativamente poche persone in Italia, in quanto nel 2017 per ogni milione di euro di valore aggiunto, il settore petrolifero in Italia ha creato solo 3,5 posti di lavoro, mentre i settori dell’elettricità e dell’idrogeno hanno un’intensità di lavoro quasi 5 volte superiore. Secondo quanto emerge dallo studio, la transizione verso una mobilità a basse emissioni di carbonio produce un impatto positivo netto sull’occupazione. Infatti, saranno creati ben 19.225 nuovi posti di lavoro nel 2030 e più di 50.000 nel 2050. Tuttavia, è evidente la necessità di interventi politici mirati per assistere i lavoratori che perderanno il proprio posto di lavoro durante la fase di cambiamento e consentire loro di occupare i posti di lavoro creati altrove nell’economia.

– L’industria automobilistica italiana ha subito una sostanziale perdita di competitività nell’ultimo decennio. La transizione verso nuove tecnologie e sistemi di propulsione più avanzati rappresenta un’opportunità per migliorare la competitività dell’industria automobilistica italiana, concentrandosi sulle nuove filiere e sulle mutevoli esigenze dell’industria automobilistica europea. In particolare, se i costruttori italiani di automobili torneranno ad essere all’avanguardia in Europa nello sviluppo di auto per uso urbano efficienti e di piccole dimensioni, allora vi sarà la possibilità di riguadagnare le quote di mercato interno erose nell’ultimo decennio.

●       Impatto sui consumatori: La transizione verso una mobilità a basse emissioni di carbonio comporta il passaggio verso veicoli con un costo di acquisto maggiore ma con costi di manutenzione inferiori, che compensano il maggior costo di acquisto iniziale. Secondo quanto previsto dallo scenario TECH dello studio, nel 2030 il costo totale di proprietà di un’auto, considerando la vita utile media di un’auto a batteria di piccole dimensioni, diventerà inferiore a quello di un’auto a benzina convenzionale. Il motivo è riconducibile a costi di carburante e di manutenzione inferiori, che consentiranno ai consumatori di risparmiare circa 917 euro all’anno nel 2030, nonché ad una riduzione del costo di acquisto dei veicoli elettrici a batteria, grazie ai minori prezzi delle batterie.

●       Salute: Le principali città italiane risentono dell’inquinamento atmosferico, causato principalmente dalle emissioni di un parco veicolare dominato dal motore endotermico. Una mobilità a basse emissioni di carbonio può contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico diminuendo sostanzialmente le emissioni di NOx e PM delle automobili. Lo studio mostra che tali emissioni possono essere ridotte rispettivamente del 50% e del 63% rispetto ai livelli del 2017, avvicinandosi allo zero nel 2050. Grazie alla riduzione dell’inquinamento atmosferico causato dalle emissioni di gas di scarico delle auto, lo scenario TECH mostra che nel 2050 si risparmieranno circa 114.644 anni di vita, per un equivalente di quasi 1.400 vite. Nello stesso tempo si potranno prevenire anche circa 2.000 casi di cancro ai polmoni e 12.600 casi di bronchite cronica.

●       Investimenti in reti e infrastrutture di ricarica: Un’infrastruttura di ricarica sufficiente e accessibile al pubblico è un fattore chiave per accelerare l’adozione di una mobilità a basse emissioni di carbonio, come menzionato anche nel piano nazionale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (3) ed elettrici ad idrogeno (4).  Si stima che fino al 2030 saranno necessari 3 miliardi di euro per investire nelle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici. Di questi, 1,8 miliardi di euro serviranno a fornire infrastrutture di ricarica accessibili al pubblico.

Tuttavia, lo studio avverte che per accompagnare e gestire la transizione verso una mobilità a basse emissioni di carbonio sono essenziali degli interventi politici mirati e lungimiranti, al fine di generare occupazione di qualità, soprattutto in termini di adattamento e riconversione dei lavoratori e delle regioni particolarmente colpite da un declino di lungo periodo nella produzione di auto a benzina convenzionali, e garantire la sostenibilità sociale, ambientale ed economica della transizione.

Il team che ha realizzato l’analisi tecnica, costituito dalle società di consulenza Cambridge Econometrics, Element Energy e dal centro di ricerca CERTeT dell’Università Bocconi, ha lavorato coordinandosi con la European Climate Foundation, Transport & Environment e la Fondazione Centro Studi Enel. Inoltre, un gruppo di lavoro composto da diverse parti interessate qualificate e che operano al livello locale, ha garantito uno scambio di opinioni costruttivo e trasparente e ha fornito dei consigli sull’analisi per valutare i limiti entro i quali le tecnologie dei veicoli possono contribuire a ridurre le emissioni di carbonio delle automobili in Italia.

Questo studio è stato integrato con un’analisi sull’impatto che la transizione verso una mobilità a basse emissioni di carbonio può avere sulla rete elettrica (sinergia tra trasporto e sistema elettrico), ad opera della società di consulenza Element Energy, e con un’analisi sulla valutazione degli impatti sulla salute in Italia, realizzata dal centro di ricerca CERTeT dell’Università Bocconi.

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