Fra Puglia e Lazio sono stati annullati 11 seggi di consigliere regionale che “sforavano” quanto previsto dai rispettivi Statuti regionali, portando un risparmio di almeno 20 milioni di euro. È quanto annuncia il Movimento Difesa del Cittadino: il tentativo, spiega l’associazione, era quello di ottenere più seggi consiliari rispetto a quanto stabilito dagli statuti regionali, rispettivamente 8 in più in Puglia e 3 in più nel Lazio. Ebbene: la Corte Costituzionale, con sentenza del 15 giugno (n. 188/11) “ha definitivamente accolto le istanze del Movimento Difesa del Cittadino dichiarando, come già aveva fatto il Consiglio di Stato per il Lazio, l’intangibilità della previsione statutaria sul numero dei seggi e l’incostituzionalità della parte della legge regionale pugliese che cercava di reintrodurre il bizantino aumento delle poltrone”.

Un passo indietro: nel Lazio l’Ufficio elettorale aveva proclamato tre consiglieri in più in favore del Popolo della libertà e della lista Polverini, ma con ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato proposti dall’avvocato Gianluigi Pellegrino per MDC quei seggi sono stati annullati e i tre consiglieri in più sono stati estromessi dal consiglio. In Puglia il tentativo era poi di avere ben 8 consiglieri in più, ma “MDC fece in tempo a presentare ricorso alla Corte d’Appello di Bari che lo accolse negando l’aumento incostituzionale dei seggi – ricostruisce l’associazione – Ma gli aspiranti consiglieri in soprannumero del centrosinistra fecero ben 8 ricorsi al Tar che in accoglimento delle istanze di MDC non solo non li accolse, ma evidenziò come dovevano ritenersi incostituzionali le parti della legge regionale che potevano dare adito al possibile aumento, rimettendo gli atti alla Consulta”. E ora la Corte Costituzionale ha definitivamente accolto le istanze portate avanti dall’associazione.

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“La soddisfazione è insieme giuridica e sociale – ha commentato l’avvocato Gianluigi Pellegrino che ha proposto per MDC i ricorsi accolti dal Consiglio di Stato e dalla Corte costituzionale – Era davvero singolare che mentre tutte le forze politiche promettono ai quattro venti riforme volte a diminuire seggi e costi della politica, poi però in modo identico e speculare hanno cercato che si giungesse a una assurda interpretazione delle leggi attuali volta ad aumentare quegli stessi seggi e quegli stessi costi che dicono di voler diminuire. Né è lecito – prosegue Pellegrino – porre alcuna questione di cosiddetta governabilità atteso che, sia nel Lazio che in Puglia, la legge già garantisce alla coalizione di maggioranza ben 14 seggi in più, anche contro il voto degli elettori sulle liste e sui consiglieri. Se, nonostante questo benefit di ben 14 seggi, quelle liste non ottengono una maggioranza salda, allora devono solo prendersela con loro stesse per i pochi voti ricevuti dai cittadini, giammai sperare che la legge assurdamente dia loro più seggi… quanto meno voti prendono. Perché era proprio questa, per assurdo che risulti, la pretesa del centrodestra nel Lazio e del centrosinistra in Puglia”.

In questo modo, stima l’associazione, si ottiene un risparmio “di non meno di venti milioni di euro solo in questa legislatura regionale”.

La campagna contro i costi della politica era stata lanciata il 30 aprile 2010. Ora la sentenza della Consulta, che fa commentare all’associazione: “È una grande vittoria dei cittadini contro la nomenclatura politica e contro i costi della politica che sono al livello più alto in tutta Europa”.

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Valentina Corvino

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