Quando mi è venuto in mente di scrivere un articolo dedicato all’11 settembre in chiave positiva, lo confesso, ho dubitato che la cosa  fosse possibile.  Ho iniziato a raccogliere materiale e studiare gli eventi. Ad ogni lato positivo ne trovavo uno negativo. Poi, ho incrociato le storie dei sopravvissuti e di coloro che hanno perso i propri cari. Persone che hanno dovuto imparare a convivere con il dolore. E a ritrovare una speranza nel futuro, senza dimenticare.

Credo che qualcosa di buono possa venire anche dal male, anche se questo male è la morte”. A scrivere questa frase è Genelle Guzman-McMillan, l’ultima persona estratta viva dalle macerie di Ground Zero. 27 ore imprigionata in una bara di detriti e di acciaio, gridando, riflettendo sulla propria vita, pregando che le fosse concessa una seconda chance. Fino a che il fiuto infallibile di un cane poliziotto l’ha scovata, permettendo ai soccorritori di localizzarla e salvarla.

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Dopo questo traumatico evento, Genelle ha abbandonato la vita glamour che conduceva, ha riallacciato i rapporti con la famiglia, originaria di Trinidad, si è sposata ed ha avuto altri due figli. Ha iniziato a fare la volontaria alla Croce Rossa. Ha continuato a lavorare come impiegata per l’Autorità Portuale di New York, lo stesso lavoro che svolgeva prima del crollo delle Torri. Ed è grata ogni giorno di questa vita normalissima, di questa seconda possibilità che le è stata concessa.

Genelle Guzman-McMillan

In “Angel in the Rubble: The Miraculous Rescue of 9/11’s Last Survivor”, Genelle racconta la sua storia. Ne troverete un estratto al termine dell’articolo. Come lei, molti altri americani hanno deciso di raccontarsi in prima persona. Non solo per guarire, ma anche per impedire che la memoria dell’11 settembre rimanesse solo un ricordo pallido della storia americana, raccontata da divi di Hollywood, nelle molteplici pellicole dedicate a quel giorno. Un evento ormai parte dello spettacolo, il cui effetto sulle generazioni, non direttamente testimoni della tragedia, avrebbe anche potuto essere di straniamento, di lontananza.

Ecco la testimonianza di Genelle: 

“La mia vita sarà per sempre un esempio del bene che viene dal male. Quello che ho passato quell’11 settembre è qualcosa che non auguro a nessuno. La tragica perdita dei miei amici e colleghi lascerà per sempre un vuoto nel mio cuore. I ricordi del crollo brutale dell’edificio e di me sepolta viva non scompariranno mai. Ma quello che è successo quel giorno ha cambiato la mia vita per sempre, anche in modo positivo. Mi ha fatto capire che il resto della mia esistenza doveva essere vissuta in modo diverso. Avevo bisogno di crescere, cambiare le mie abitudini, diventare la persona che i miei genitori mi hanno insegnato a essere. Non solo l’ho fatto, ma ora ho condiviso la mia storia in questo libro con la speranza che gli altri saranno toccati dalla mia trasformazione e saranno in grado di dare una svolta alla propria vita.

Altre cose negative accadranno nel mondo. Questo non cambierà mai. La gente continuerà a morire tragicamente, le violenze persisteranno, altri crimini saranno commessi, altri posti di lavoro andranno persi, le persone continueranno a litigare tra di loro. Tutto questo fa parte della vita.

Ma qualcosa di positivo può sempre venire da qualcosa di negativo. Di solito, richiede solo un piccolo sforzo in più, un po’ di tempo, un po’ di speranza, un po’ di fede”.

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Isabella Berardi

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