Dopo le proteste degli specializzandi in medicina e dei dottorandi delle facoltà universitarie italiane, la commissione Finanze della Camera ha votato all’unanimità un emendamento al Decreto di semplificazione fiscale che elimina la tassazione sulle borse di studio

Vittoria, dunque, per tutti gli specializzandi e i dottorandi che si sono mobilitati in queste ultime settimane per protestare contro la tassazione IRPEF sulle borse di studio e sugli assegni di formazione professionale. La Commissione Finanze della Camera ha, infatti, votato all’unanimità un emendamento al decreto di semplificazione fiscale che cancella la norma, già approvata in Senato.

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La misura, prevista dalla prima versione del Decreto approvata dal Senato, imponeva che ”le somme, da chiunque corrisposte , a titolo di borsa di studio o di assegno, premio o sussidio per fini di studio o di addestramento professionale” concorressero a ”formare il reddito per la parte eccedente gli 11.500 euro”. La Commissione Finanze della Camera dei Deputati ha approvato un emendamento al Dl fiscale che esenta le borse di studio dall’assoggettamento all’IRPEF.

In Senato era stato deciso che si pagassero tasse sulle borse di studio superiori agli 11.500 euro. A Palazzo Madama con il maxi-emendamento del 4 aprile scorso al ddl “recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie” (ddl 3184), era stata introdotta la tassazione dell’IRPEF sulle borse di studio superiori agli 11.500 euro annui, creando scalpore nel mondo dell’Università e della ricerca.

Secondo le vecchie disposizioni, le borse di studio il cui ammontare fosse stato superiore agli 11.500 euro annui sarebbero state considerate reddito da lavoro dipendente e, perciò, sarebbe stato calcolato l’ammontare della tassa IRPEF sulla somma eccedente (e solo su quella) i suddetti 11.500 euro.

In applicazione di ciò, le categorie maggiormente penalizzate sarebbero risultate quelle dei medici specializzandi i quali percepiscono circa 25.000 euro lordi all’anno (attualmente esenti da tasse) e che, stando al calcolo percentuale, avrebbero subito un prelievo mensile di circa 300 euro, pari al 23% di quanto percepito. Accanto a loro, sarebbero stati ugualmente colpiti tutti i dottorandi di qualsiasi Facoltà la cui borsa di studio ammonta ad una cifra superiore a quella indicata dalla norma (sebbene la tassazione avrebbe avuto un peso decisamente inferiore o tendente allo zero).

Se le borse di studio fossero state considerate “reddito”, allora i borsisti avrebbero dovuto essere considerati “lavoratori” a tutti gli effetti e, pertanto, godere dei diritti che competono appunto ai lavatori, ivi comprese ferie, maternità e tredicesima.

Vivo compiacimento è stato espresso dal presidente della Crui (Conferenza dei Rettori delle Università italiane), Marco Mancini. ”L’azione del ministro Profumo, di tanti parlamentari, della stessa Crui ma, soprattutto, la legittima protesta di tanti giovani – ha dichiarato– ha bloccato un provvedimento assolutamente ingiusto. Si tratta, ora, di vigilare perché non vi siano sorprese durante l’iter parlamentare”.


Fonti: www.leggioggi.it e www.adnkronos.com

 

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Laura Pavesi

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No Comments

  • Marinavisconti ha detto:

    e perchè in Puglia hanno permesso la tassazione del 100% delle borse di studio? senza che neanche fosse citata questa possibilità nel bando e senza ricevere comunicazione con motivazione presso i domicili dei vincitori!

  • Fabio CATALDI ha detto:

    Da Bari:
    Vincitore di borsa di studio di 25.000 euro per un master in Spagna, alla fine mi sono stati corrisposti appena 16.876 euro.
    Come si siega? Quali sono le aliquote sulle borse di studio?