Lentamente, ma in maniera costante, si riduce ogni anno il triste conteggio dei bambini al di sotto dei 5 anni che perdono la vita per ragioni legate alla povertà di tante aree del mondo. I bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni anno, informa il nuovo Rapporto dell’Unicef presentato ieri a New York, sono passati da 12 milioni nel 1990 a meno di 6,9 milioni nel 2011: ogni giorno sopravvivono circa 14.000 bambini in più rispetto a vent’anni fa (anche se, ogni giorno, ne muoiono ancora 19.000). 

Il tasso mondiale di mortalità infantile – si legge nel “Progress Report 2012 on Committing to Child Survival: A Promise Renewed” edito dall’Unicef – è sceso da 87 decessi ogni 1.000 nati vivi nel 1990, a 51 nel 2011.

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La riduzione più significativa del tasso di mortalità si è verificata in America Latina e Caraibi; Asia Orientale e Pacifico; Europa centrale e orientale e Comunità degli Stati Indipendenti; Medio Oriente e Nord Africa. In particolare, 4 paesi hanno ottenuto una riduzione di almeno due terzi: Repubblica Democratica Popolare del Laos (-72%), Timor-Est (-70%), Liberia (-68%) e Bangladesh (- 67%).

Nel 2011, circa il 50% delle morti sotto i 5 anni si è verificato in soli 5 paesi: India, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan e Cina. L’Africa subsahariana, anche se in ritardo rispetto alle altre regioni, ha registrato un calo del 39% del tasso di mortalità sotto i 5 anni fra il 1990 e il 2011. Il numero dei decessi è, invece, aumentato nella Repubblica Democratica del Congo, Ciad, Somalia, Mali, Camerun e Burkina Faso.

Anche se il tasso di mortalità infantile è in costante calo, il Rapporto dell’Unicef sottolinea che sono ancora tanti, troppi, i piccoli che ogni giorno muoiono per malattie che nel mondo più sviluppato sono state debellate ormai da tempo. Le principali cause di mortalità infantile sono: polmonite (18%), complicanze per parti pre-termine (14%), diarrea (11%); complicanze durante il parto (9%), malaria (7%).

I maggiori successi in termini di calo delle morti sono stati correlati ad un maggiore impegno contro le malattie infettive. Ad esempio, le morti per morbillo sono diminuite da circa 0,5 milioni nel 2000 a 0,1 milioni nel 2011. La polmonite è la principale causa di mortalità sotto i 5 anni e provoca, nel mondo, il 18% di tutti i decessi sotto quella soglia di età. Solo nel 2011 ha causato la scomparsa di circa 1,3 milioni di bambini, soprattutto in 2 regioni: Africa subsahariana e in Asia meridionale.

Il numero di vittime causate dalla diarrea è diminuito di un terzo negli ultimi dieci anni: da 1,2 milioni di morti nel 2000 a 0,7 milioni nel 2011. Quasi tutte le morti per malaria del 2011 (circa 0,5 milioni) si sono verificate nell’Africa subsahariana.

Ma un decennio di prevenzione ha salvato la vita a circa un milione di bambini. Il 40% circa dei decessi tra i bambini si verifica durante i primi 28 giorni di vita. Nel 2011 questo dato corrispondeva a circa 3 milioni di decessi in tutto il mondo. La maggior parte delle morti neonatali deriva da complicanze dovute a nascite pre-termine o a problemi collegati al parto.

A livello mondiale, più di un terzo delle morti sotto i 5 anni è legato alla malnutrizione. Il 50% dei bambini con infezione da Hiv, senza adeguate cure, muore prima dei 2 anni. In particolare nell’Africa subsahariana, il numero di morti fra i bambini sotto i 5 anni per cause collegate al virus, nel 2010, è compreso tra il 10% in Mozambico e Zambia e il 28% in Sud Africa.

“Il lavoro”, spiega Anthony Lake, direttore generale dell’Unicef, “non è ancora terminato: milioni di bambini sotto i 5 anni continuano a morire ogni anno per cause in gran parte prevenibili, per le quali esistono soluzioni accessibili e a basso costo. Queste vite potrebbero essere salvate grazie a vaccini, nutrizione adeguata, assistenza medica di base e materna. Il mondo ha le tecnologie e le conoscenze per farlo”.

“Lo scorso anno erano 22.000, oggi sono 19.000 i bambini sotto i 5 anni che ogni giorno muoiono per cause prevenibili e possono essere salvati”, aggiunge il presidente di Unicef Italia Giacomo Guerrera. “L’Unicef Italia accoglie con speranza questi nuovi dati, che dimostrano quanto importante e necessario sia il lavoro che portiamo avanti ogni giorno, anche grazie all’impegno di tanti volontari, donatori, aziende e scuole”.

 

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