L’Italia è, oggi, un paese multiculturale a tutti gli effetti. Ma andiamo con ordine: nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, gli “stranieri” presenti nel nostro paese erano 88.639 (pari ad un’incidenza dello 0,4% sulla popolazione residente). Nel 2011, invece,gli immigrati regolarmente presenti in Italia superano la soglia dei 5.000.000 (di cui 1,3 milioni comunitari) su 60.650.000 di residenti, circa 50 volte in più rispetto al passato (incidenza dell’8,2% del 2011). Sono questi i dati contenuti nel Dossier Caritas-Migrantes.

Gli immigrati “Non sono numeri”: è questo il significativo titolo scelto per il Report sull’immigrazione del 2012. Un modo per ridare centralità alla dignità degli immigrati in quanto persone, ispirandosi ad una riflessione di Papa Benedetto XVI (fatta in occasione dell’Angelus nella domenica della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato – 15 gennaio 2012), secondo il quale “milioni di persone sono coinvolte nel fenomeno delle migrazioni, ma esse non sono numeri! Sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace”.

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Aumentano gli stranieri in Italia rispetto all’anno 2010 di circa 43.000 unità. Un piccolo aumento, frenato dalla crisi economica, che ha riguardato in maniera maggiore proprio gli immigrati – anche se sono molti i settori per i quali il contributo degli immigrati continua a risultare fondamentale. Come ad esempio: l’edilizia, i trasporti e, in generale, tutti i lavori a forte manovalanza.

E ancora, secondo Caritas Migrantes, gli immigrati incidono per oltre un sesto nelle cooperative di pulizie e per oltre un terzo in quelle che si occupano della movimentazione merci, mentre nel settore imprenditoriale i nati all’estero incidono per il 9,1%, se si considerano tutte le cariche imprenditoriali, e per il 7,4% se si restringe l’attenzione ai soli titolari d’impresa, aumentati di 21.000 unità nel 2011 (Unioncamere), mentre i titolari con effettiva cittadinanza straniera (249.464) incidono per il 4,1% (Cna).

Il dossier si completa di una notizia piuttosto curiosa: l’elevata incidenza di stranieri nella categoria “atleti”, ed in particolare quella dei calciatori, tra cui gli stranieri sono 271 su un totale di 554, di cui un terzo è costituito da latinoamericani.

Ciò che emerge con forza dal dossier Caritas-Migrantes è la fotografia di un paese che ha cominciato a “guardarsi allo specchio” e a rendersi conto che gli stranieri in Italia sono una presenza necessaria alla crescita del paese.

Non mancano, infatti, esempi di eccellenza come la storia dell’imprenditore di origine camerunense Otto Bitjoka, in Italia dal 1976, due lauree e un master in amministrazione aziendale alla Bocconi. Nel 1999, Bitjoka crea una società di servizi telematici e successivamente, sulla scia di quello e di altri successi imprenditoriali, fonda Imprendim, una sorta di “confindustria” per immigrati e la Fondazione Ethnoland, nata con lo scopo di promuovere, sostenere e favorire i talenti e la professionalizzazione degli stranieri nel nostro Paese.

Storie come quella di Otto Bitjoka, sono “belle storie” che parlano di una società che ha voglia di ripartire e di impegnarsi per la costruzione di un futuro più prospero, per realizzare una società dal ricco tessuto sociale.

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No Comments

  • Federica ha detto:

    Definire l’Italia un paese multiculturale significa prendere per i fondelli la gente.
    L’Italia non è fatta, e non è pronta per essere un paese multiculturale, per fattori che ad elencarli tutti è lunga.
    Soprattutto perché il governo è incapace, non vuole usare il giusto rigore. Così questi sbarcano, vengono qui e fanno quello che vogliono, cintando sull’impunità. Sono un rischio soprattutto per le donne in strada, perché vengono da paesi dove la donna vale meno di una capra.
    Di cosa parlate? Chi prendiamo in giro?