Silvia, psicologa del lavoro che operava nel campo delle risorse umane e selezione del personale, si è ritrovata disoccupata nel 2012, a quasi 40 anni. Ma non si è persa d’animo e ha saputo trasformare una situazione da negativa in positiva, diventando artigiana e imprenditrice di se stessa.

Durante i lunghi mesi passati a fare colloqui di lavoro, Silvia si è ritrovata ad avere molto tempo libero e a riflettere su come poteva riempire le sue giornate. Creativa, intraprendente e attiva (anzi “proattiva”, come si definisce lei), ha iniziato quasi per gioco a creare complementi di arredo partendo da materiali e oggetti che aveva in casa e che, normalmente, avrebbe gettato nella spazzatura o portato in discarica: plastica, vetro, legno…

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E così, l’attesa di un lavoro che non arrivava si è trasformata in un’opportunità imprenditoriale: la casa di Silvia si è riempita di oggetti eccentrici quali cerchioni di bicicletta e coltelli trasformati in lampadari, assi di legno e vasetti degli omogeneizzati diventati portaspezie, vasi in vetro per le conserve tramutati in portacandele e flaconi di detersivo diventati porta-carica per i cellulari. Mese dopo mese, le creazioni di Silvia aumentavano e il riscontro di amici e conoscenti era oltremodo positivo.

Nel 2013, quindi, Silvia matura l’idea di aprire un laboratorio artigianale che produce oggetti da materiali di recupero, “sfruttando” la partita IVA della società di famiglia – una piccola società che progettava arredi su misura e che si trovava in difficoltà a causa della crisi. Un allestimento spartano fatto di cassette della frutta e bancali di recupero, un bel respiro profondo e la decisione è presa: a dicembre 2013 Silvia apre il suo “Laboratorio Creativo” in provincia di Milano, dove risiede.

Ho deciso di stringere i denti e trasformare le difficoltà in risorse, motivata da un’idea di fondo: la crisi ci rende creativi”, racconta Silvia. “Un giorno, mentre disegnavo un espositore portariviste ho pensato di realizzarlo con dei bancali. Da qui, l’idea di creare oggetti d’arredo con i materiali più disparati, partendo da materie prime che solitamente buttiamo o portiamo in discarica (plastica, vetro, scarti di falegnameria e di lavorazione industriale). La soddisfazione più grande è veder nascere oggetti creandoli senza spendere, recuperando cose che si hanno già in casa. Per l’apertura del laboratorio abbiamo deciso di rimanere congruenti con l’idea di fondo: riduciamo le spese, riutilizziamo ciò che abbiamo, ricicliamo ciò che troviamo. Abbiamo investito poche centinaia di euro per l’allestimento (legno di recupero, cassette della frutta, bancali) e poco meno di 1.000 euro per sistemare l’impianto elettrico e rinfrescare il laboratorio”.

“Penso che per raggiungere la soddisfazione economica e mantenerla tale, serve strategia e pianificazione, le mosse vanno studiate con cura, con un occhio sempre rivolto alla qualità, e in questo senso, la formazione in psicologia del lavoro mi torna molto utile. Per dare continuità alla produzione”, spiega Silvia, “ho lanciato l’iniziativa “Ricicli, ti premio” che vede coinvolte una cinquantina di persone che mi aiutano a riciclare bottiglie di plastica, vasetti in vetro, barattoli in latta, ecc. Raggiunti i quantitativi indicati nel carnet-premio, mi consegnano il materiale in Laboratorio e vengono premiate con buoni sconti per i loro prossimi acquisti in laboratorio”.

“Riduci, riusa, ricicla” è questo il motto di Silvia che, a pochi mesi dall’apertura, non espone più solo le sue creazioni, ma anche quelle di ragazzi che amano il fai-da-te e vogliono farsi conoscere: “In questo modo, oltre a condividere la filosofia del riciclo, dell’ecologia, del riuso, voglio trasmettere il concetto che il riciclo non è solo una moda, ma può diventare uno stile di vita. Nessun limite alla creatività, ma un’unica regola: se tutto si ricicla, non si butta niente, né tanto meno si compra. Sono tante e diverse sono le nostre materie prime riciclate, trasformate e riutilizzate in maniera non convenzionale, nel rispetto dell’ambiente, per restituire nuova vita e dare un’impronta originale alle nostre case. Ci stiamo convincendo che le cose che non utilizziamo più non vanno definite “rifiuti”, ma semplicemente oggetti che hanno esaurito una loro particolare funzione e che possono assumere nuove forme e nuovi utilizzi, se solo si riuscisse a vederli con un occhio diverso”.

“Aprire un’attività”, conclude Silvia, “è molto impegnativo. Se non avessi avuto una società già costituita, non so se l’avrei fatto. Questo è stata la mia fortuna, ma di sicuro non basta: mantenere un pensiero positivo e creativo credo sia il primo passo per non perdersi d’animo e per avere successo. Questa nuova avventura mi entusiasma molto, il “riciclo creativo” dà spazio alla creatività, all’artigianalità, ma soprattutto esalta il valore del risparmio, del recupero delle cose, del rispetto dell’ambiente. Valori in cui credo e che mi piacerebbe diventassero uno stile di vita per tanti”.

 

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Laura Pavesi

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