Un continente moderno in cui la fame potrebbe essere, nel giro di una generazione, solo un lontano ricordo: è il ritratto dell’Africa secondo lo studio pubblicato dal professor Calestous Juma, della Harvard Kennedy School.

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Nuove tecnologie, costruzione di infrastrutture adeguate, creazione di reti di comunicazioni migliori, oltre ad una formazione scolastica mirata, potrebbero portare l’Africa a divenire addirittura un paese esportatore di cibo. E ovviamente, una volta eliminato il problema principale (la scarsità di cibo), migliorerà rapidamente l’economia, ma anche, e soprattutto, la qualità della vita delle popolazioni locali.

La ricerca Il nuovo raccolto, l’innovazione agricola in Africa”, finanziata dalla Bill e Melinda Gates Foundation, è stata presentata in settimana ai presidenti di Tanzania, Kenya, Uganda, Ruanda e Burundi. Secondo gli studi di Juma, studioso da sempre attento a queste tematiche, modernizzare l’economia africana significa necessariamente affrontare una rivoluzione del modo in cui viene concepita l’agricoltura nel continente, dato che è proprio questo settore a fornire lavoro a oltre il 70% degli occupati. Ma per attuare quello che potrebbe portare l’Africa verso un nuovo capitolo della sua storia non sono sufficienti le buone intenzioni: ci vogliono decise volontà politiche, precisi piani di investimento che possano modernizzare le sue arretrate strutture produttive. Juma afferma come fondamentale sia, per esempio, anche l’uso delle biotecnologie, come già avviene in Egitto o Sud Africa, per creare semi che diano una migliore resa produttiva, sopportino meglio la siccità, aggravata anche dai cambiamenti climatici, o gli attacchi dei parassiti, diminuendo così sensibilmente l’uso di pesticidi dannosi per l’ambiente.

È stata proprio la continua mancanza di investimenti nel settore agricolo una delle cause della difficile e ben nota situazione alimentare in Africa, in cui esistono nazioni che importano quasi totalmente dall’estero tutti i beni alimentari di cui necessitano e che spesso non bastano a sfamare la popolazione. Secondo gli ultimi dati FAO, dei 925 milioni di persone sottonutrite nel mondo, ben 239 vivono nella zona dell’Africa Subsahariana.

Investire nell’agricoltura, secondo Juma, potrebbe portare persino maggiori ricchezze dell’esportazione delle materie prime, tra cui i minerali, un altro importante settore economico africano: tale attività, però, non produce conoscenza e non significa progresso per la popolazione locale. Coltivare la terra necessita invece di specifiche nozioni sul clima e sull’eco-sistema, per esempio. Significa creare scuole ed elevare la scolarizzazione delle popolazioni locali, puntando soprattutto sulle donne. Per sognare un futuro prossimo dove nessun bambino muoia più di fame.

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Isabella Berardi

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