La Corte Costituzionale ha ammesso due dei quesiti referendari per i quali lo scorso anno erano state raccolte più di 1.400.000 firme. Salvo elezioni anticipate, gli italiani saranno chiamati a votare i referendum sull’acqua tra aprile e giugno 2011, insieme a quelli contro il nucleare e contro il legittimo impedimento.

La scorsa settimana la Corte Costituzionale, chiamata a decidere sull’ammissibilità o meno dei quesiti referendari in difesa dell’acqua pubblica, ha stabilito che due di essi sono idonei alla consultazione elettorale. I quesiti sottoposti a valutazione erano in totale quattro: tre presentati dal Forum dei movimenti per l’acqua pubblica e uno dall’Italia dei Valori. La consultazione elettorale dovrebbe tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno 2011, sempre che non si proceda ad elezioni anticipate. In questo caso, l’iter referendario verrebbe sospeso per un anno, per poi riprendere il suo corso naturale e chiamare i cittadini alle urne nel 2012.

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La Corte Costituzionale ha approvato il quesito n°1 del Comitato promotore (costituito esclusivamente da associazioni e movimenti civici) che chiede l’abrogazione dell’Articolo 23 bis della Legge 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica, tra i quali anche il servizio idrico integrato (SII). L’abrogazione di tale articolo, invaliderebbe di conseguenza il Decreto Legislativo 135/2009 (il cosiddetto “Decreto-Legge Ronchi”), che stabilisce l’affidamento del SII in via ordinaria a società nelle quali i privati detengano almeno il 40%, consentendo ai privati stessi di entrare nella gestione del SII anche in via maggioritaria.

L’altro quesito approvato, il quesito n°3 del Comitato promotore, chiede l’abrogazione del comma 1 dell’Articolo 154 del Decreto Legislativo 152/2006 (il cosiddetto “Decreto Ambientale”). La parte di comma 1 di cui si chiede la cancellazione prevede la remunerazione fissa del 7% del capitale investito nella gestione dei SII, cioè permette al gestore del SII (qualunque esso sia) di caricare un 7% sulla bolletta dei cittadini, senza che le somme riscosse siano in alcun modo vincolate al miglioramento del servizio stesso.

Il quesito n°2 del Comitato promotore e il quesito presentato dall’IDV, invece, fanno riferimento all’abrogazione di articoli del Decreto Ambientale del 2006 riguardanti la scelta della forma di gestione e di affidamento del SII. I motivi esatti della ricusazione si conosceranno solo il prossimo 15 febbraio, tuttavia è molto probabile che la Corte li abbia respinti perché si chiede l’abrogazione di articoli ormai obsoleti, già modificati e sostituiti dal “Decreto-Legge Ronchi”.

Nonostante gli ultimi due quesiti abbiano ottenuto parere negativo, grande soddisfazione è stata espressa sia dal Forum dei movimenti per l’acqua pubblica  , sia dall’Italia dei Valori, promotrice dei quesiti contro il ritorno al nucleare e contro il legittimo impedimento, giudicati invece ammissibili. Il Comitato promotore, in particolare, ha dichiarato che “abolendo il decreto Ronchi si impedirà ai privati di impossessarsi del servizio pubblico e abolendo la remunerazione del capitale investito, garantita per legge e fissata indelebilmente sulla bolletta, si impedirà ai privati di fare profitti sull’acqua. Vogliamo vedere chi si inserirà in un simile mercato senza godere della certezza di fare utili in ogni caso”.

La prossima consultazione referendaria può essere considerata “epocale”, dal momento che solo la raccolta firme dello scorso anno ha mobilitato più di 1.400.000 italiani (superando di gran lunga la soglia imposta dalla legge per le sottoscrizioni a proposte di iniziativa popolare, che corrisponde a 500.000 firme per ogni singolo quesito referendario). Si tratta di un risultato importante, mai raggiunto prima nella storia della nostra Repubblica, neppure per gli storici referendum degli anni ’70 e ’80. Per questi motivi, entrambi i promotori referendari si dicono ottimisti e si considerano, ormai, già in “campagna elettorale”.

Nel frattempo, sul Forum italiano dei movimenti per l’acqua prosegue la raccolta di firme online per chiedere una moratoria che blocchi il Decreto-Legge Ronchi almeno fino a quando i cittadini italiani saranno chiamati alle urne. Tutti e due, infine, hanno affermato che, a questo punto, chiederanno che la data del voto referendario coincida con quella delle elezioni amministrative di primavera 2011.

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Laura Pavesi

Laura Pavesi

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