Le organizzazioni rurali efficienti, come le associazioni di produttori e le cooperative, sono decisive per la riduzione di fame e povertà.  Esse, infatti, consentono ai piccoli produttori di rispondere meglio alla crescente domanda di cibo sui mercati locali, nazionali e internazionali, riuscendo al tempo stesso a migliorare le proprie condizioni economiche, sociali e politiche. E’ questo il filo conduttore di una serie di studi  riportati in una nuova pubblicazione congiunta della FAO e dell’IFAD (il Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo).

Lo studio Good practices in building innovative rural institutions to increase food security (Buone pratiche nella costruzione di istituzioni rurali innovative per incrementare la sicurezza alimentare), pubblicato in coincidenza con l’Anno Internazionale delle Cooperative 2012, presenta trentacinque casi di positive innovazioni istituzionali che sono riuscite a rafforzare e dare maggiori strumenti ai produttori su piccola scala, e contribuito così alla sicurezza alimentare in diverse regioni del mondo.

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“Per essere pienamente produttivi i piccoli contadini, i pescatori, i pastori, le popolazioni forestali dei paesi in via di sviluppo hanno estremo bisogno di servizi “, affermano il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, e il Presidente dell’IFAD, Kanayo F. Nwanze, nell’ introduzione.“Occorre riconoscere il ruolo cruciale di organizzazioni e assetti istituzionali innovativi per essere più efficaci nell’impegno di ridurre la povertà e garantire la sicurezza alimentare”.

I casi studiati illustrano alcuni dei servizi e delle risorse che questi assetti istituzionali e nuovi modelli di partecipazione pubblico-privato possono offrire ai piccoli produttori: possono consentire l’accesso alle risorse naturali e alla loro gestione; facilitare lo sbocco sui mercati e migliorare le informazioni e le comunicazioni. Alcune di queste esperienze riportate nello studio FAO-IFAD mostrano l’importanza di includere i giovani nelle organizzazioni contadine e nei processi decisionali.

“Mettendo in luce i fattori di successo, queste buone pratiche consentono a chi si occupa di sviluppo e a tutte le altre parti coinvolte di imparare dai risultati positivi conseguiti in alcuni paesi, e replicare altrove queste esperienze“, continuano Da Silva e Nwanze . “Ci auguriamo che responsabili politici e operatori dello sviluppo possano trarre ispirazione e portare avanti questo tipo d’esperienze, per promuovere partenariati innovativi per il raggiungimento di efficaci strategie di sicurezza alimentare e di sviluppo rurale”.

Nei paesi in via di sviluppo, inoltre, le donne sono tra coloro che hanno tratto maggiore beneficio dalle organizzazioni rurali e da altri tipi di istituzioni innovative.  Le donne rappresentano in media il 43% della forza lavoro agricola dei paesi in via di sviluppo. Anche se la loro condizione economica e sociale è in netto miglioramento, va ricordato che rispetto agli uomini, in genere le donne che lavorano nei campi sono meno pagate, hanno lavori meno sicuri e minore accesso a risorse agricole quali terra, bestiame, credito.

Le organizzazioni di produttori agricoli, insieme a collegamenti con le organizzazioni non governative, con la ricerca, con il settore pubblico e privato, possono anche aiutare i produttori su piccoli scala a dare voce alle proprie esigenze e ai propri interessi ed influenzare così i processi decisionali.


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Laura Pavesi

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