In un periodo di grave difficoltà per la città partenopea, c’è un’altra Napoli di cui nessuno parla: l’altro lato della medaglia di una città che non può essere riassunta nello spinoso e purtroppo sempre attuale problema dei rifiuti. A dieci anni dagli esordi l’esperimento può dirsi riuscito: dal 2001, la metropolitana di Napoli è stata progressivamente trasformata in un vivace e sorprendente museo sotterraneo in continuo rinnovamento.

La linea 1 della metropolitana partenopea ha costituito il “contenitore” ideale di un progetto ad ampio raggio, fornendo un’ambientazione di per se stessa fortemente innovativa e caratterizzata da ambienti ampi e luminosi. Su questo sfondo, è spiccato negli anni l’apporto di architetti ed artisti di fama internazionale come Gae Aulenti, Alessandro Mendini, Jannis Kounellis e Alan Fletcher, giusto per citare alcuni nomi. Qualche esempio? La fermata Dante (progettata nel 2001 da Gae Aulenti), dove le scritte luminose del neon tubolare di Kosuth, dialogano liberamente con l’enigmatica accozzaglia di materiali accorpata da Kounellis nel suo “Senza titolo”; più avanti, la scala mobile si affaccia su uno specchio dipinto in metacrilicato da Michelangelo Pistoletto e un coloratissimo mosaico in pasta vitrea di Nicola De Maria evoca un utopico “Universo senza bombe”.

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È solo un esempio, che trova peraltro ampia eco in altre fermate della linea 1 e della linea 6… e che – aspetto non meno importante – connette positivamente Napoli a una realtà non solo europea: alla fermata Chatêlet della metropolitana di Parigi, capita di poter ascoltare i concerti per violino di Bach suonati da una vera e propria orchestra e nel lontano emisfero sud – a Santiago del Cile – il frenetico caos metropolitano è talvolta inciampato allegramente in una sequenza di cortometraggi di Charlie Chaplin. Oggi, così come dieci anni fa, Napoli segue con tenacia e testardaggine ammirevoli lo stesso filone di pensiero: trascinare l’arte fuori dai musei e dai teatri e – con un tuffo nella quotidianità – portarla in mezzo alla gente. Con le sue Stazioni dell’Arte, Metronapoli è quindi tutt’altro che un’utopia. Le Stazioni dell’Arte di Metronapoli mostrano chiaramente come – al di là di facili generalizzazioni – la realtà partenopea costituisca un universo sfaccettato. E vitale.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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No Comments

  • IppoKiro ha detto:

    Assolutamente vero!
    Quando si parla di Napoli si pone l’accento sempre e solo sulle problematiche e non si accenna mai al grande fermento culturale e artistico che eleva le menti degli abitanti di questa splendida città aperta su un mare già carico di emozioni…