Più liquidità alle imprese e la possibilità di salvaguardare posti di lavoro: questi gli obiettivi che si potranno raggiungere quando l’Italia recepirà il contenuto della nuova normativa europea sui ritardi nei pagamenti in quella nazionale. Il testo, approvato dal Parlamento europeo il 20 ottobre e, in via definitiva, dal Consiglio dell’Unione Europea a fine gennaio sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale UE a giorni. Da quella data, ci saranno due anni per mettersi in regola.

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Il provvedimento norma le tempistiche di pagamento non solo per la Pubblica Amministrazione ma anche per le transazioni commerciali tra le imprese private. Trenta saranno i giorni a disposizione della PA per saldare i propri debiti nei confronti dei fornitori. Questo limite potrà essere violato solo in casi eccezionali e, comunque, mai per un periodo superiore ai 60 giorni. Un bell’obiettivo, dato che il ritardo medio dei pagamenti italiani sfiora i 186 giorni. In Parlamento è già in corso il dibattito per l’armonizzazione del testo nella nostra normativa, che coinvolge in uno sforzo bipartisan, ma non sempre facile, i nostri politici, tra cui Alessia Mosca che da tempo, all’interno di Trecentosessanta, l’Associazione di Enrico Letta, riflette su questa tematica importante per il benessere delle imprese italiane.

Maggiore libertà, ma non troppa, anche per i pagamenti tra aziende private: anche in questo caso sussiste il limite dei 60 giorni, salvo che non ci siano state attuazioni diverse tra le parti e che questi accordi non siano da considerarsi iniqui o anti-competitivi. Nel caso di mancata osservanza della direttiva, gli interessi di mora da pagare saranno pari all’8%. Il testo europeo, inoltre, garantisce una maggiore trasparenza: gli Stati membri  saranno obbligati a pubblicare i tassi applicabili agli interessi di mora, rendendoli così più accessibili alle imprese.

Uno dei problemi maggiori dell’economia della zona UE potrebbe essere così arginato: secondo i dati a disposizione, i pagamenti in ritardo sono all’origine del fallimento di un impresa su quattro e sono causa della perdita di circa 450.000 posti di lavoro in un anno.

Saranno soprattutto le piccole e medie imprese a beneficiare della normativa: Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea e commissario all’industria, ha inoltre sottolineato come il provvedimento potrà fornire “maggiore protezione contro gli abusi”, oltre a ”salvare tanti posti di lavoro”. Ma oltre a recuperare i propri crediti, la direttiva avrà anche un altro importante effetto per le aziende : “le nuove regole consentiranno alle imprese di recuperare risorse necessarie per innovarsi e crescere”, afferma Tajani, che continua insistendo sulla centralità del lavoro, che deve essere “retribuito tempestivamente. Questo è un principio fondamentale di correttezza, che però svolge anche un ruolo d’importanza cruciale ai fini della solidità di un’impresa”.

La Commissione Europea prevede che, grazie a questo provvedimento, saranno oltre 180 miliardi di euro i fondi che rientreranno a disposizione delle aziende.

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Isabella Berardi

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