Il mondo del lavoro lentamente ritorna alla normalità. E’ questo quello che sembrano suggerire i dati pubblicati in settimana da Inps, Istat e Unioncamere relativi a diversi indicatori del mondo dell’occupazione e dell’industria, come cassa integrazione, indice degli ordinativi delle aziende e natalità delle nuove imprese.

Diminuiscono per il sesto mese consecutivo le ore di cassa integrazione. L’INPS rivela un calo significativo: -25,5% rispetto a gennaio 2010 e -30,3% rispetto a dicembre delle scorso anno. L’inversione di tendenza è iniziata a giugno 2010: “ è un segnale importante che viene dalle imprese italiane, un indicazione forte” ha commentato Antonio Mastrapasqua, presidente dell’INPS, evidenziando anche che “da due anni guardiamo ai numeri della crisi attraverso le richieste di cassa integrazione, oggi con lo stesso realismo, dobbiamo registrare un’inversione di tendenza non episodica, che non può non farci ben sperare per il futuro produttivo del Paese”. A confermare il dato è stata anche la percentuale del “tiraggio” della cassa integrazione, ovvero il rapporto tra le ore richieste e quelle realmente utilizzate. Il dato Inps fissa nel 47,26% la percentuale di utilizzo delle ore richieste: per spiegare, la cassa integrazione viene richiesta in quantità sempre minore e di questa quantità se ne utilizza effettivamente sempre meno.     

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Ordinativi in crescita per l’industria italiana. Il dato Istat rivela che il fatturato industriale relativo allo scorso dicembre ha registrato un aumento su base annua pari all’11,8%, mentre gli ordinativi crescono del 17,4%. Se a segnare gli incrementi più alti sono stati i settori della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati, la metallurgia e la fabbricazione di prodotti chimici, a registrare le contrazioni più elevate sono stati i settori relativi alla fabbricazione di mezzi di trasporti e alla produzione di prodotti farmaceutici.  

Aziende italiane in aumento, invece, secondo i dati di Unioncamere: il rapporto tra le imprese nate nel 2010 e quelle chiuse nello stesso lasso di tempo ha registrato un incremento di 72.530 unità. E’ il miglior saldo dal 2006. “Da questi dati”, secondo Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, “vediamo un Paese che ha una grandissima riserva di capacità di innovare e di affrontare il cambiamento degli scenari, per quanto difficile e rischioso”. Ma il presidente continua, affermando chele imprese chiedono alla politica risposte concrete per sostenere e facilitare le loro attività: rimuovendo gli ostacoli burocratici che ancora le imbrigliano, riformando la giustizia civile, rilanciando l’ammodernamento delle infrastrutture e delle pubblica amministrazione, investendo sulla formazione”.

Uno scenario che fa ben sperare quello fin qui tratteggiato, ma che è velato, però, ancora da ombre: a soffrire ancora della crisi è soprattutto il settore artigiano  che, nei dodici mesi del 2010, ha visto chiudere circa 5.000 aziende.

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Isabella Berardi

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  • Lazza ha detto:

    Se a segnare gli incrementi più alti sono stati i settori della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati, la metallurgia e la fabbricazione di prodotti chimici

    Questa è una buona notizia per le aziende ma è una brutta notizia per l’ambiente. ;)