Le carte di credito sono ormai uno strumento immancabile nel portafoglio degli italiani. I consumatori, sia che preferiscano la tradizionale carta a saldo oppure una ricaricabile, hanno ormai capito come trovare le carte di credito più convenienti. Spesso informarsi sulle varie offerte del mercato può essere un buon inizio: confrontare le migliori carte di credito tra quelle delle principali banche, tenendo conto delle proprie esigenze consente di effettuare la scelta più vantaggiosa in breve tempo. Ai fini di una scelta oculata, infatti è bene valutare il tipo di utilizzo che si fa della propria carta, se la si usa o meno per gli acquisti online e così via.

Le carte più conosciute e utilizzate sono le carte a saldo: permettono di fare acquisti e di farsi addebitare sul conto la somma spesa solo il mese successivo all’acquisto. La carta di credito deve essere abbinata a un conto corrente e, specie se sottoscritta online, spesso è a zero spese. Secondo l’ultima relazione elaborata dalla “Centrale di allarme interbancaria” di Bankitalia, uno degli effetti “positivi” della crisi economica è di aver reso gli italiani più prudenti, almeno in ambito finanziario. E’ infatti in netto calo il numero degli assegni scoperti e il numero delle carte di pagamento, quali carte di credito e bancomat, revocate.

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Dai dati riportati da Bankitalia, emerge che a fine 2011 sono diminuite, rispetto al 2010, le segnalazioni presenti nell’archivio. In particolare il numero degli assegni non pagati per mancanza di fondi o di autorizzazione nel 2011 si è ridotto del 2,8%: negli ultimi tre anni il calo è stato pari all’11,5%. In diminuzione anche l’importo totale degli assegni iscritti a fine 2011, pari a 1,07 miliardi di euro, contro gli 1,12 miliardi del 2010.

La relazione riporta un altro dato molto interessante: a fine 2011 i soggetti iscritti nella sezione della “Centrale di allarme” relativa agli assegni irregolari rappresentavano lo 0,15% della popolazione maggiorenne (0,18% nel 2010).

Spostandoci invece sul fronte carte di pagamento, come carte a saldo, revolving e bancomat, anche qui Bankitalia rileva una atteggiamento molto più cauto da parte degli italiani. Dopo gli incrementi registrati dal 2008 al 2010 (+33,5%), durante il 2011 si è ridotto il numero dei soggetti ai quali è stato revocato l’utilizzo delle carte di pagamento in conseguenza del mancato pagamento o della mancata costituzione dei fondi relativi alle transazioni effettuate.

Alla fine del 2011, infine, erano iscritti nello specifico segmento dell’archivio circa 252.000 soggetti: il 9,3% in meno rispetto all’anno precedente. Esattamente come l’anno precedente, alla fine del 2011, le carte iscritte nella centrale allarme interbancaria rappresentavano lo 0,15% del totale delle carte circolanti in Italia.

La crisi, quindi, sembra aver reso gli italiani più prudenti. Tuttavia si deve anche considerare un altro fattore: storicamente diffidenti ai pagamenti elettronici, gli italiani sembrano aver finalmente superato questo tabù ed usano le carte di credito con più tranquillità.

La motivazione di questa inversione di tendenza, probabilmente, è da cercare nella possibilità di fare acquisti pur non avendo al momento liquidità, possibilità appunto offerta dal pagamento con le carte di credito a saldo oppure revolving.

Le carte revolving, ricordiamo, sono un particolare prodotto bancario, a metà tra una carta di credito e un finanziamento. Queste carte, infatti, permettono di rateizzare l’addebito della somma spesa in  più mesi anziché con in un’unica soluzione.

Costituiscono quindi un prodotto privilegiato da chi non riesce ad accedere ai normali canali del credito, come ad esempio i giovani. Attenzione però: le carte revolving sono pure sempre una forma di finanziamento. È quindi opportuno leggere con attenzione le condizioni di addebito delle rate, il TAN  e il TAEG, per non rischiare di indebitarsi e spendere più di quanto realmente si può.

Sebbene la crisi abbia resto privati ed imprese più restii ad investire in un acquisto importante o in un’attività il mercato dei depositi bancari è rimasto molto solido. A garantire la sicurezza dei risparmiatori, infatti, interviene il Fondo di Tutela Depositi e Prestiti, gestito dallo Stato che assicura i cittadini sino ad un massimo di 100.000 euro in caso di default della banca.

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