La fotografia dell’Italia di oggi riconsegna l’immagine di un paese bello e complesso. Diviso tra la frenesia degli acquisti, tipica delle società post consumista, ma frenato da contrazioni del mondo del lavoro che riducono -e non di poco- la nostra capacità d’acquisto ma non la voglia di acquistare. Di fatto, decenni di pancia piena hanno reso gli italiani degli spendaccioni che, come osserva Giorgio Eibenstein, responsabile della rete degli agenti Mutuisi, società di mediazione creditizia iscritta alla OAM, e Vicepresidente Fimaa Milano Monza & Brianza Confcommercio e Consigliere Fimaa Italia, “spendono più di quanto guadagnino”. Anche se, tende a precisare “noi italiani risparmiamo più di Francia e Germania”.
Cambiare rotta però non è solo possibile, ma è anche auspicabile. Per vivere tranquilli e sereni basta mettere in pratica piccoli accorgimenti e seguire qualche consiglio dell’esperto. Operare una personale spending review per risparmiare e rimettere ordine nella propria economia domestica.

Il primo nodo che viene al pettine è la voglia dei nostri concittadini di vivere il presente come se non ci fosse un domani. La scarsa attitudine a progettare per mettere da parte dei capitali utili per pagare, ad esempio, gli studi di un figlio o per l’acquisto di un immobile si riflette nella mancanza di pianificazione. E anche Eibenstein conferma “Nella mia attività di consulente e mediatore creditizio vedo spesso situazioni in virtù delle quali a fronte, ad esempio, di uno stipendio di 1350 euro al mese, le persone ne spendono 1.600. Sono pochissimi quelli che oggi fanno il Pac (Piano di accumulo)”. Il problema qui è quindi la generalizzata incapacità a regolarsi e a rendersi conto che si sta spendendo di più di quanto entri. Molto diffusa è la paura. Si, paura di sapere quanto si è speso. I pagamenti con le carte di credito infatti sono ingannevoli. E non molti  consumatori tengono sott’occhio le spese effettuate. Con il risultato che ci si accorge di aver speso troppo quando ormai è troppo tardi.

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Eppure, per far quadrare i conti, in una situazione economica invariata, in periodi in cui le entrate rimangano le stesse, basterebbe poco. Un quaderno quadrettato, una penna e due colonne: entrate e uscite mensili. Laddove nella prima colonna (entrate) sarebbe sufficiente inserire i propri emolumenti e tutto il reddito di altra natura, mentre nella seconda, quella delle più complesse uscite, sarebbe necessario compiere lo sforzo di inserire tutte le voci di spesa ordinaria e straordinaria. E secondo Eibeinstein, basterebbe otto mesi per mettesi a posto. Situazione diversa è però ovviamente quella in cui, da un momento ad un altro il lavoro viene meno. Ma anche in questo caso, sarebbe utile appellarsi alla capacità di fare progetti a salvaguardia del proprio portafogli. “Il modo migliore per tutelarsi da qualsiasi imprevisto” sostiene Eibeinstein “è  assicurarsi, pensare cioè a misure di protezione contro un’eventuale perdita del lavoro, grazie a cui (se si è acceso un mutuo) la banca continuerà la copertura delle rate fintanto che non si sia trovato un altro impiego”. Qui ci sia addentra in un terreno più psicologico: le scelte dei consumatori di oggi mancano di realismo. Di fatto, in questa partita alla conquista del risparmio una grande parte la gioca la capacità del consumatore di resistere alle seducenti strategie di marketing. L’obiettivo qui è dunque quello di riuscire a soppesare i prodotti di cui ci circondiamo, scindendo i necessari  dai superflui, diventando consumatori “previdenti e umili, capaci cioè di tutelarsi dal peggio e di comprare ciò che possono permettersi”.

La tecnologia offre delle interessanti vie d’uscita alle spese eccessive. Dalla rete arrivano ispirazione, opportunità e idee per sopravvivere, tamponando gli eccessi, nei periodi più difficili. E’ ormai tornato in auge il concetto di baratto 2.0, e di fatto spopolano siti dove la compravendita è tutta affidata allo scambio di una merce per un’altra o di una merce per un servizio.
Per non parlare dei cosiddetti marketplace, siti dove domanda e offerta fagocita fashion si incontrano in un carosello di moda al risparmio.  Da qualche tempo anche in Italia, esistono modalità per utilizzare a proprio vantaggio la dipendenza d’acquisto, trasformando strategie aziendali di consumo in una valida fonte di risparmio. Ormai diffusissimo negli Stati Uniti, il couponing estremo, ovvero la raccolta di coupon con l’unico scopo di risparmiare il più possibile sulla spesa, è sbarcato anche in Italia. Tanto che due giovani coniugi di Salerno ne hanno fatto un vero e proprio lavoro, al servizio della comunità. Curioso rovescio della medaglia di un Paese che, come spiega anche Giorgio Eibenstein, “è positivo e nel quale chi vuole lavorare, un lavoro lo trova. Perché la prima cosa da fare è crederci”. Nell’attesa di sapere se questa corsa all’acquisto al risparmio sia davvero una rinnovata capacità di accumulo di capitali o uno strumento che serve a spendere ancora di più, ma a meno, una cosa rimane punto fisso: porre maggiore attenzione alle proprie uscite e avere più coraggio e pazienza, sono semplici ma sicuri viatici per sonni più sereni.

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Valentina Marchioni

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