Il Made in Italy non passa di moda. Nonostante il perdurare della crisi il comparto della moda in Italia rimane un settore trainante dell’economia, uno dei pochi che può vantare un segno positivo che rispecchia la sua crescita. Il Made in Italy non dimostra quindi nessun calo nell’apprezzamento che da sempre esercita sui compratori soprattutto esteri. I dati resi noti da un centro di ricerca specializzato nell’ambito dell’economia e della finanza come l’Ufficio Studi di Mediobanca, ha evidenziato che il settore del lusso, quindi della moda, viaggia a gonfie vele. In questo settore sono inclusi anche il trucco, i profumi, gli accessori, ecc. Solo per l’anno 2012 il fatturato è stato pari al 11,4% di tutto il comparto manifatturiero del paese e anche la distribuzione nel settore del commercio ha segnato una quota del 8,6%. Anche il mercato on-line sta facendo la sua parte, come accade per esempio per gli internet store.

Il mercato della moda on-line. Le vendite on-line hanno ormai conquistato una fetta di mercato considerevole (l’abbigliamento è al 25% del fatturato totale di acquisti on-line). Siti come Zalando o Asos, due aziende che da sole fatturano 1,3 miliardi di euro, sono state indicate come esempio di imprenditoria dall’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano. Il mercato on-line rappresenta una nuova frontiera prodiga di buoni propositi, costantemente in crescita e sempre più amato.

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I dati della moda italiana. Naturalmente un fatturato in attivo significa anche una stabilità impiegatizia che per il settore della moda consiste nel 14,4% di tutto il settore manifatturiero. Un dato che differenzia questo comparto da tutti gli altri in Italia è la presenza della componente femminile, nettamente superiore alla media rispetto ad altri settori. I numeri anche in questo caso parlano chiaro: le donne sono quasi il 56% mentre in altri settori produttivi si fermano al 27,5%. La quota femminile arriva fino al 71% se ci riferiamo al settore commerciale mentre negli altri si attesta al 49,3%. Il campione da cui sono stati presi questi dati ha considerato 10 tra le aziende di moda italiana più importanti, tra cui Armani, Valentino FG e Zegna Ferragamo, Max Mara, Prada, Tod’s-Della Valle, Dolce & Gabbana, Miroglio, OTB-Diesel. Oltre a queste 10 sono stati considerati anche quelle aggregate dell’AMI (Aziende Moda Italia) che conta 135 soggetti che nel 2013 hanno registrato un fatturato al di sopra dei 100 milioni di euro.

Prada e la moda italiana nel mondo. Nel 2013 quindi l’azienda di moda che ha spiccato per fatturato è stata Prada, che si è distinta rispetto alle altre i suoi 3,58 miliardi, seguita dall’azienda Armani (2,18 miliardi) e quindi da OTB-Diesel (1,55 miliardi).
La crescita del comparto della moda è stata in tutto del 1,4% e del 4,4% per quanto riguarda quelle dell’AMI. Il resto dell’economia italiana invece, come è noto, ha invece segnato un segno negativo (-1,9%).
Un altro segnale positivo arriva anche dal settore della gioielleria che nel quadriennio 2009-2013 ha avuto una crescita del 81,8%, mentre il settore tessile, nonostante abbia un valore molto più basso, è cresciuto comunque del 19%.
Sempre nello stesso periodo la crescita complessiva delle aziende di moda ha visto una crescita del 43,8% e proprio per quanto riguarda Prada si parla del 129,8%, seguita dal 103,8% di Ferragamo mentre invece l’unica azienda di moda che ha registrato una perdita del 6,7% è stata quella di Dolce&Gabbana.

Anche la cosmesi e il settore della profumeria sono cresciuti del 1% (44 miliardi di euro).
In generale gli affari che riguardano il settore della moda consistono in un giro che conta 218 miliardi di euro che è in continua crescita (+3% nel 2013), anche se bisogna segnalare che è cresciuto meno rispetto al periodo compreso tra il 2010 e il 2012.
Il motivo è presto detto e riguarda l’andamento dell’euro, che rispetto alle valute straniere, prime fra tutte il dollaro, risulta più forte e ha scoraggiato gli acquisti extraeuropei.

In ogni caso il centro europeo della moda ha grandi poli che sono Italia, Francia e Spagna nelle quali si concentra il 60% di tutto il fatturato a livello mondiale. Infatti, non accennano a dare segni di cedimento gli acquisti che i turisti fanno quando si trovano a visitare l’Italia, segno di un apprezzamento intramontabile verso il gusto e il pregio della manifattura del Bel Paese.

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Silvio Malvolti

Silvio Malvolti

Ho fondato BuoneNotizie.it nel 2001 con il desiderio di ispirare le persone attraverso la visione di un mondo migliore. Nel 2004 ho costituito l'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, che oggi gestisce questa testata: una sfida vinta e pluripremiata.

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