Sono stati pubblicati in questi giorni i dati del Rapporto annuale di “European Progress Microfinance Facility”. Il Rapporto conferma che la microfinanza e il microcredito rappresentano strumenti di primo piano per incentivare la ripresa, soprattutto occupazionale, all’interno dell’Unione Europea, poiché forniscono un aiuto concreto soprattutto ai gruppi sociali “vulnerabili” che, più di altri, hanno accusato i colpi della crisi economica: donne, giovani, disabili e appartenenti a minoranze.

E’ questo quanto emerge dal secondo Rapporto annuale di “European Progress Microfinance Facility” (“Report on the Implementation of the European Progress Microfinance Facility-2011”), che sottolinea come la microfinanza sia uno strumento sempre più utilizzato dai piccoli imprenditori per lo start up delle loro aziende. Si calcola che nei prossimi 2-3 anni, attraverso le garanzie della Facility, gli operatori della microfinanza metteranno a disposizione degli imprenditori europei 170 milioni di euro.

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László Andor, commissario europeo per l’Occupazione, gli Affari Sociali e l’Inclusione, ha definito la microfinanza un investimento “sociale” e il “Progress Microfinance” uno strumento per aiutare soprattutto le persone svantaggiate. Il progetto, lanciato congiuntamente a “European Investment Bank Group” nel 2010, oltre a fornire sostegno agli operatori della microfinanza selezionati da “European Investment Fund”, offre incentivi per aiutare tutti quei gruppi considerati “a rischio di insolvenza” come, ad esempio, i giovani.

La copertura del programma si estende, infatti, a tutti quei gruppi che hanno un accesso limitato al credito tradizionale: donne imprenditrici, giovani imprenditori, imprenditori appartenenti a minoranze o imprenditori disabili. Dal Report emerge che sono oltre 46.000 le persone, in tutta Europa, che potrebbero chiedere un prestito fino a 25.000 euro attraverso il “Progress Microfinance”, il cui obiettivo è generare un volume totale di 500 milioni di euro entro il 2019.

Numerose le storie di micro-imprenditorialità di successo contenute nel Report UE: fra queste, quella di un cameriere portoghese che, dopo aver lavorato per anni come precario, ha utilizzato il prestito per aprire un suo ristorante. Ma i prestiti di microfinanza funzionano anche per “ricominciare tutto da capo”, come dimostra la storia di una coppia di rumeni che, dopo aver perso il posto di lavoro in una miniera, ha deciso di cambiare completamente settore, avviando un’impresa agricola.

La composizione settoriale su cui il microcredito ha dimostrato di poter avere un impatto positivo è molto ampia. I settori che hanno usufruito maggiormente dei prestiti garantiti dal “Progress Microfinance” sono quelli del commercio e dell’agricoltura – dove si localizzano, rispettivamente, il 28,5% e il 20% di tutti gli imprenditori beneficiati. A seguire, con percentuali inferiori al 10%, altri settori come quello manifatturiero, dell’edilizia e dei servizi.

Anche per l’International Labour Organization (ILO) – l’Agenzia delle Nazioni Unite per il lavoro – l’accesso alla microfinanza, a livello globale, può effettivamente ridurre il deficit di lavoro dignitoso presente nel mercato occupazionale. L’ILO vede negli strumenti della microfinanza, e in particolare nel microcredito, l’effettiva possibilità di offrire “un contributo notevole” per la creazione di lavoro dignitoso.

La stessa ILO ha lanciato, nel 2008, un programma di micro-assicurazioni, la “Microinsurance Innovation Facility”: si calcola che siano oltre 150 milioni le persone a basso reddito che, entro la fine 2012, saranno raggiunte da questo programma. Mentre, già nel 2005 aveva rilasciato una dichiarazione in cui esplicitava il ruolo della microfinanza come strumento utile alla creazione di lavoro dignitoso all’interno di un concetto più ampio di “finanza sociale”, ovvero una finanza sostenibile e accessibile che si prefigge obiettivi di carattere sociale. 

Fonte:  www.adnkronos.com

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