Se quei sedili potessero parlare….quante storie avrebbero da raccontare. Storie di giovani super eroi , come li chiama lei, Zia Katerina, una bella e stravagante (ma solo all’apparenza) signora toscana di mezza età che di professione regala speranza. Loro, i super eroi sono ragazzi dalle capacità straordinarie. Sono bambini e bambine che tutti i giorni sfidano mali crudeli e affrontano insopportabili dolori con la voglia di vivere e di vincere tipica delle più giovani età.
Le loro storie si incrociano in un luogo speciale.

Fosse una fiaba, sarebbe una zucca carrozza. Nel mondo reale è un taxi. Il taxi  “Milano 25” di Zia Katerina… una specie di clinica mobile della gioia sulla quale la signora accoglie e cura (se così si può dire) la parte più  fragile della sofferenza: l’anima.
Ai suoi passeggeri speciali Katerina chiede soprattutto di essere veri, di reagire e di non piangersi addosso, di non fingere, di non indossare le parrucche (rese ovviamente necessarie dai segni lasciati dalla chemioterapia), di non aver timore nel condividere le paure, perché come spiega lei stessa «Tutti hanno giustamente il terrore della morte, ma bisogna dir loro che si può guarire. Così chi ce l’ha fatta lo porto a testimoniare direttamente in corsia: chiedo ai più grandicelli di mettersi in mutande, di far vedere le cicatrici e le protesi che diventano le tracce evidenti della speranza e della vita che ancora trionfa».

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Zia CaterinaZia Katerina, al secolo Caterina Bellandi è una donna ha conosciuto il dolore. Quello della perdita dell’amato marito, che di professione faceva il tassista. Professione che secondo lui era un po’ sociale. Incontrare gente, parlare, scambiare storie. “Sarai tu Milano 25” le dice. E lei, diventa “Milano 25”.

Qualche tempo dopo, siamo nel 2002, Caterina ha un incontro casuale sul taxi. Tre passeggeri: mamma, papà e una bimba che con la trasparenza tipica dei bambini le racconta che il fratellino è  volati in cielo. I genitori così le raccontano di una fondazione che hanno creato per i bambini malati di tumore. Caterina rimane molto coinvolta dalla loro storia  che da allora comincia a fare corse gratuite per l’ospedale pediatrico Meyer, peri i familiari e dei bambini malati di tumore. I “super eroi”.
Giorno dopo giorno, le vie di Firenze cominciano a conoscere lei, “Milano 25” (tappezzato di disegni e pieno di pupazzi, pelouche, palloncini e caramelle) e la sua attività.

Caterina che un tempo era impiegata in un ufficio di Prato oggi di sé dice «sono libera di scegliere il bene, ed è quello che cerco di testimoniare, sempre e comunque. La mia rivoluzione parte dall’incontro. Dalla curiosità. Dalla capacità di stupirsi. Dalla voglia di lasciare un emozione. Dal dare spazio alle possibilità. E il mio taxi è tutto questo: un qualcosa da prendere al volo, perché il viaggio è meglio della meta». Se le si domanda quanti bambini siano transitati dal suo taxi, risponde che non sono i numeri l’importante, ma i nomi e le loro storie. Che lei ricorda tutte. Una ad una. E guardando questa donna, vestita in maniera un po’ bizzarra, con grandi e colorati cappelli, mi torna in mente una frase: “è  proprio vero che bisogna avere un cuore per comprendere quello degli altri”. 

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