Riprodurre in laboratorio l’energia delle stelle, ovvero – detta in maniera meno poetica- fusione nucleare.
E’ quello che ha fatto un gruppo di ricercatori del Lawrence Livermore National Laboratory negli Stati Uniti. L’esperimento, condotto per la prima volta nella storia dal team coordinato dal professor Omar Hurricane, del quale fa parte anche l’italiano Riccardo Tommasini, potrebbe essere il primo passo per lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta. Perchè la fusione nuclerare è un’energia sicura e compatibile con l’ambiente.
 Come riportato dalla rivista scientific Nature, I ricercatori sono riusciti a produrre una quantità di energia superiore a quella necessaria ad innescare la reazione ed è un passo importante, atteso da anni da tutta la comunità scientifica, verso la fattibilità della fusione tramite confinamento inerziale, processo in cui l’innesco delle reazioni di fusione nucleare (ignizione) avviene utilizzando 192 laser per riscaldare il carburante (una miscela di deuterio e trizio).

Il conferimento inerziale non è l’unica via alla fusione nucleare. Sono infatti molti i centri di ricerca internazionali che stanno guardando con favore alla via del confinamento magnetico. E quest’ultimo è di fatto un settore che, come fa sapere l’ENEA, vede l’Italia leader scientifico, tecnologico ed industriale. Presso il Centro Ricerche di Frascati dell’ENEA è infatti in funzione un impianto sperimentale denominato ABC che, grazie a due laser, permette di effettuare studi sulla focalizzazione dei fasci e sullo sviluppo di modelli teorici per il confinamento inerziale. L’ENEA inoltre partecipa al progetto europeo HiPER (High Power Laser for Energy Research), per la ricerca su schemi di ignizione avanzati, “che mira a costi più contenuti per le strutture e a una maggiore flessibilità per l’impiego in studi di fisica di base e applicata.”.”La strada da fare” osserva il fisico Giuseppe Mazzitelli, responsabile della gestione dei grandi impianti sperimentali dell’ENEA “è ancora molto lunga: per produrre energia” ha rilevato “bisogna che questi esperimenti si ripetano 20 volte al secondo. E per raggiungere questo obiettivo ci sono ancora tanti problemi tecnici da risolvere”.

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Valentina Marchioni

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