Non è un museo, ma un grande laboratorio musicale: una “fabbrica” a tutti gli effetti in cui il protagonista è il suono e gli “operai” sono bambini e ragazzi provenienti da diverse scuole. “La Fabbrica dei Suoni” di Venasca è l’dea nata dall’intuizione di Mattia Sismonda e Cristiano Cometto, due violisti piemontesi che hanno deciso di inventarsi un nuovo lavoro, affiancando alla consueta vita concertistica un’attività didattica sui generis, che al momento rappresenta un unicum anche fuori Italia. Come dire: reinventarsi, inventando al tempo stesso qualcosa di nuovo.

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Tutto è iniziato sei anni fa a Venasca, un paese di 1600 anime nella provincia di Cuneo, quando una vecchia fabbrica dismessa degli anni ’60 è stata trasformata in laboratorio sonoro: il progetto, che sposa riqualificazione del territorio ed esigenza di creare nuove opportunità lavorative, ha poco alla volta cambiato il volto di Venasca e ha trasformato il paese da sonnacchioso nucleo abitativo in un piccolo centro dinamico e soprattutto “giovanissimo”, costantemente animato dalla presenza di scolaresche. Qualcosa di simile a ciò che è capitato a Napoli, nel quartiere di Scampia

Per ora la maggior parte degli studenti che visitano la Fabbrica dei Suoni, proviene dal Nord Italia – racconta Mattia Sismonda – Il 70% dal Piemonte, seguito a ruota da Liguria, Lombardia e Valle d’Aosta; ci stiamo tuttavia attrezzando anche per le scuole delle regioni più lontane: ora per esempio, siamo in contatto con una scuola di Molfetta, per cui stiamo pensando a una gita di più giorni, che includerebbe anche una visita a Torino. I nostri principali clienti sono le scuole primarie, ma il progetto è rivolto anche ai licei e perfino ai disabili: lavoriamo frequentemente con non vedenti e addirittura con non udenti.

Ovviamente viene spontaneo chiedersi quale sia il punto di forza dell’iniziativa: soprattutto cosa abbia di diverso la Fabbrica dei Suoni rispetto a realtà consolidate da anni come la Cité de la Musique di Parigi o la Haus der Musik di Vienna. La differenza principale, in realtà, è di carattere strutturale. La Fabbrica dei Suoni è interattiva e il visitatore diventa parte integrante di un percorso che si costruisce di volta in volta .

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Attraverso le otto sale – ognuna con un nome fortemente evocativo come “Magazzino delle materie prime” e “Catena di montaggio” – i visitatori vengono guidati attraverso un itinerario di scoperta e sperimentazione che ha come protagonista non la musica, ma il suono: la materia prima per eccellenza. Ludico, scenografico, interattivo, il percorso passa attraverso pendoli, oggetti vibranti, un grande elettrovocogramma truccato da jukebox e termina nella “Sala del prodotto finito” con una grande scala da percorrere e suonare gradino per gradino. Un vero successo, non c’è che dire, attestato dal fatto che il più delle volte, gli alunni che visitano il museo durante la settimana, tornano per loro iniziativa il sabato o la domenica, trascinandosi dietro le famiglie: non è un caso quindi che, prendendo atto del feedback positivo, gli ideatori della Fabbrica abbiano già  iniziato a espandere il progetto creando  l’ “Atlante dei Suoni” che a Boves, a trenta chilometri da Venasca, sviluppa “orizzontalmente” l’idea della Fabbrica, introducendo a un viaggio multietnico  attraverso i suoni dei cinque continenti.

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La cosa bella  – racconta con orgoglio Mattia Sismonda – è che mentre di solito le gite si svolgono nei mesi di aprile- maggio, nel nostro caso facciamo il pienone a ottobre: gli insegnanti infatti, preferiscono venire subito e ci dicono che la visita alla Fabbrica, fornisce materiale su cui lavorare durante l’arco di tutto l’anno scolastico.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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