La scorsa settimana è stato lanciato in orbita Megha-Tropiques (nella foto), il primo satellite totalmente dedicato all’osservazione del ciclo completo dell’acqua nell’atmosfera. Frutto di una collaborazione tra l’agenzia spaziale francese (CNES-Centre National d’Etudes Spatiales) e quella indiana (ISRO- Indian Space Research Organisation), il satellite è partito il 12 ottobre scorso dalla base indiana di Sriharikota, nel Golfo del Bengala. Obiettivi principali della missione spaziale sono: studiare l’atmosfera tropicale, fornire una misurazione simultanea dei diversi elementi presenti nel ciclo dell’acqua atmosferica (vapore, nuvole, acqua condensata nelle nuvole, precipitazioni ed evaporazione), effettuare una campionatura temporale dell’intero ciclo di vita delle tempeste tropicali ed acquisire statistiche significative.

 Megha-Tropiques (“megha” in hindi e sanskrito significa “nuvola“) pesa circa una tonnellata ed ha a bordo una serie di innovative strumentazioni a microonde capaci di scandagliare nei minimi dettagli la struttura delle nuvole e dei cicloni – cosa che i satelliti meteo tradizionali, che utilizzano strumenti a raggi infrarossi, non sono in grado di fare. Va segnalato che, tra le sofisticate apparecchiature, una è italiana : il sensore ROSA per il monitoraggio della temperatura e dell’umidità.

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Altra caratteristica peculiare di Megha-Tropiques è la sua orbita, inclinata di soli 20 gradi al di sopra dell’Equatore ed allineata ad un’altitudine elevata (865 km) che gli permette di passare più volte sopra la cintura tropicale nell’arco della stessa giornata. Mentre i satelliti tradizionali effettuano generalmente due passaggi al giorno sugli stessi punti, questo satellite di nuova generazione potrà effettuare fino a sei osservazioni al giorno per ogni punto della fascia compresa entro i 25 gradi Nord e i 25 gradi Sud. Quest’ultima è una caratteristica strategica per la missione spaziale franco-indiana, concepita sin dal 2004 per studiare il ciclo dell’acqua atmosferica e gli scambi di energia che avvengono nelle regioni tropicali all’interno del sistema “terra-oceano-atmosfera”.

Le aree tropicali ricevono, in media, meno energia dal sole di quanta ne rimandino nello spazio, e tutta l’energia in eccesso viene spinta, dai movimenti dell’atmosfera e degli oceani, verso le regioni temperate e polari. Di conseguenza, ogni modifica di questo “bilancio energetico tropicale” naturale (v. foto) ha ripercussioni sul clima dell’intero pianeta. “La prima conseguenza del riscaldamento climatico globale è l’aumento dell’umidità negli strati bassi dell’atmosfera” ha spiegato Rémy Roca, responsabile scientifico della missione, “e questo rischia di sconvolgere il ciclo idrologico naturale e la distribuzione delle piogge sul pianeta”. Secondo Roca, “se i diversi modelli climatici, su scala globale, concordano nel sostenere che, da oggi alla fine del XXI secolo, le precipitazioni aumenteranno nelle regioni equatoriali e polari e diminuiranno nelle zone tropicali, divergono – al contrario – nelle previsioni su scala locale: da un lato si afferma che i monsoni aumenteranno, dall’altro si dice che diminuiranno”.

La missione spaziale franco-indiana, quindi, ha lo scopo di comprendere meglio tutti questi fenomeni climatici. Megha-Tropiques, oltre a sorvegliare l’effetto serra atmosferico e scandagliare il funzionamento delle tempeste tropicali durante il loro completo ciclo di vita, trasmette le sue osservazioni in tempo reale alle agenzie meteorologiche di tutto il mondo, che possono così confermare o correggere le loro previsioni sull’evoluzione dei cicloni e sui rischi d’inondazione.

Per approfondire:
Dal CNR un modello per prevenire gli impatti negativi del clima   
Nuova fonte di energia rinnovabile dall’umidità dell’aria      

 

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Laura Pavesi

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