Roberto è riuscito a ridare senso alla propria vita grazie alla bella amicizia con Antonio. Un incontro fortuito che gli ha ridato la voglia di lottare e che ha cambiato la vita ad entrambi.

“Nell’ottobre 2010 mi sono trovato all’improvviso senza lavoro e senza casa. La mia compagna di vita era morta da poco ed anche i miei genitori non c’erano più. In passato ho lavorato per anni alla cartiera di Toscolano, poi nell’edilizia. Ma negli ultimi tempi, di lavoro non ce n’era più. Non c’era più spazio per me sui cantieri. Così, ho lasciato il Lago di Garda, dove sono nato e sono vissuto fino a tre anni fa, per venire a Brescia”, racconta Roberto, che oggi ha 57 anni.

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Dopo aver perso gli affetti e il lavoro, poco alla volta, Roberto ha smesso di lottare e di avere e di guardare con fiducia al futuro, finché si è ritrovato a vivere per strada ed essere costretto a dormire in posti di fortuna. “Ho dormito in Castello insieme al mio cagnolino Rex, poi ho incontrato una persona che mi ha convinto a rivolgermi ai servizi della Rete. Per un anno ho dormito sul primo binario della stazione ferroviaria, insieme a decine di altre persone che, come me, non avevano un tetto sotto il quale rifugiarsi. Per il cibo andavamo a Chiari, perché c’è una mensa gestita da volontari in cui si mangia molto bene”.

Questa era la vita di Roberto fino al giorno in cui ha conosciuto Antonio, un professionista bresciano. Ed è stato un incontro che ha cambiato la vita ad entrambi.“L’ho incontrato in via Milano davanti ad un supermercato e mi ha detto che, insieme ad altre persone, viveva in una casa abbandonata, in via Villa Giori”, spiega Antonio.

E’ stato così, senza un motivo particolare, che Roberto e Antonio sono diventati amici. “Andavo spesso a trovarli, portavo loro la spesa e qualche volta li invitavo a casa mia. Ci siamo frequentati per circa un anno, poi ci siamo persi di vista, ognuno ad inseguire i suoi problemi” continua a raccontare Antonio che, nel frattempo, si era separato dalla moglie ed era andato a vivere da solo.

E prosegue: “Ci siamo rivisti l’estate scorsa, dopo un anno, ed abbiamo ripreso a frequentarci. In settembre ho ospitato a casa mia Roberto ed un’altra persona, anch’essa senza fissa dimora. La convivenza non è sempre stata facile, soprattutto nelle fasi iniziali: una sera sono arrivati entrambi ubriachi e li ho cacciati. Ero veramente arrabbiato”.

“Poi, con Roberto ci siamo riappacificati e dall’ottobre scorso lui si è fermato da me: la casa è sufficientemente grande e riusciamo ad avere una sostanziale autonomia”.

Grazie all’amicizia disinteressata di Antonio, Roberto ha riscoperto poco a poco la voglia di vivere e di lottare e, grazie ad essa, ha trovato alcuni lavoretti che gli stanno restituendo sempre più autonomia e orgoglio.

“Ci diamo una mano a condurre le nostre vite, evitando che scivolino di nuovo nella solitudine”, conclude Antonio, che è riuscito a trasmettere all’amico la sua grande passione per la montagna e per l’alpinismo. E sorride: “L’attrezzatura l’abbiamo in parte acquistata e in parte ereditata da mio figlio adolescente”.

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