A pochi giorni dalla decisione dei ventuno membri del comitato di valutazione dell’Unesco di inserire nella lista del Patrimonio dell’umanità ben dodici ville e due giardini medicei toscani, il comitato, riunito a Phnom Penh in Cambogia, ha aggiunto alla “lista delle meraviglie da tutelare” un’altra perla tutta italiana: stiamo parlando dell’Etna, vulcano siciliano che, con i suoi 2.700 anni di attività, è uno dei più longevi del mondo.

Le ragioni che hanno spinto i 21 esperti ad esprimersi favorevolmente in merito alla sua tutela è che l’Etna “è uno dei vulcani più emblematici e attivi della terra“, con la sua “storia documentata di vulcanismo più lunga del mondo” si legge nella decisione del comitato che poi prosegue: “i crateri della vetta, i coni di cenere, le colate di lava, le grotte di lava e la depressione della valle del Bove fanno dell’Etna una destinazione privilegiata per la ricerca e per l’istruzione; l’Etna continua ad influenzare la vulcanologia, le geofisica ed altre discipline della Terra“. La zona classificata dall’Unesco come patrimonio mondiale, fa parte del Parco dell’Etna creato nel 1987.

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Il vulcano siciliano è l’ultimo ad aggiungersi alla lista del patrimonio Unesco che, ad oggi, include ben 981 siti presenti in 160 Paesi del mondo. L’idea di creare un sistema di tutela per il patrimonio dell’umanità nasce nel secondo dopoguerra. Sancito nella Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale, culturale e naturale dell’Umanità del 1972. Al suo interno convergono due movimenti distinti: il primo incentrato sulla tutela dei siti culturali, l’altro sulla salvaguardia della natura. La Convenzione riconosce i modi in cui l’uomo interagisce con la natura e il fondamentale bisogno di preservare l’equilibrio fra i due.

Dei siti patrimonio dell’Umanità, 759 sono beni culturali, 193 naturali e 29 misti e all’Italia va il record del Paese che vanta il maggior numero di siti (49) inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità.

 

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