Tempi duri per la TV? Il dibattito suscitato dall’arrivo di Netflix in Italia ha reso lecito chiedersi quanto il piccolo schermo sia al passo con i tempi nell’era del compulsivo binge watching innescato dallo streaming online on demand. Eppure, Netflix Italia stesso aveva dichiarato in prima battuta che il servizio non si sarebbe posto come sostitutivo, ma come alternativa ai servizi di streaming già esistenti (Sky Online e Infinity) e alle TV a pagamento (Sky e Mediaset Premium). Una dichiarazione perfettamente aderente alla realtà, che rispecchia il modo in cui – anziché tramontare – il piccolo schermo ha dimostrato di saper cambiare. E tanto. D’altra parte, il processo era d’obbligo, dal momento che prima ancora che la televisione, il primo a cambiare è stato il pubblico televisivo.

Siamo lontani dai tempi in cui guardare la TV significava parcheggiarsi sul divano e sorbire in modo passivo e totalmente acritico tutto ciò che il piccolo schermo propinava. Il pubblico del presente (e presumibilmente del futuro) è andato incontro a una trasformazione radicale: gli spettatori, si sono cioè trasformati in fruitori proattivi, con gusti ed esigenze precise. Un fenomeno che nasce in stretta relazione con la rivoluzione di Internet: la disponibilità di un sapere diffuso che ha mutato alle radici non solo il modo di informarsi, ma anche di intrattenersi. L’internauta è tale anche quando non utilizza internet. Quindi, anche quando fruisce di un film o di uno spettacolo televisivo.

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E’da questa rivoluzione che è nato – negli ultimi anni – il concetto di TV on demand, cioè la moderna televisione interattiva, che presuppone per l’utente un ruolo da protagonista. E’ l’utente infatti (badate bene che non parliamo di spettatore) che sceglie il programma che vuole vedere e che ne imposta l’orario. In questo senso, la TV on demand supera due limiti congeniti della televisione tradizionale (o lineare): il fatto di diffondere contemporaneamente e a tutti gli stessi programmi allo stesso orario e l’impossibilità, per gli utenti, di fare una scelta ragionata dei contenuti.

Prendiamo Mediaset Premium, per esempio: nata nel 2005 come pay per view e letteralmente ‘esplosa’ con una serie di offerte che negli anni l’hanno trasformata in un vero e proprio multisala a domicilio. Che come ogni multisala che si rispetti è davvero per tutti i gusti. Basta dare un’occhiata al palinsesto, per rendersene conto. A partire dalla sezione dedicata al Cinema, in cui accanto alle primi TV e ai nuovi arrivi, spicca anche il grande cinema d’autore con classici che vanno da Pasolini a Fellini e attraversano tutta la grande stagione del Neorealismo Italiano. Non si fatica a capire come uno degli effetti collaterali della TV on demand sia stata – guarda caso – la riduzione degli ingressi nelle sale cinematografiche.

L’ampiezza dell’offerta di Mediaset Premium, però, non riguarda solo i film, le serie TV, i programmi, le fiction e la programmazione per bambini e ragazzi. Uno degli aspetti più interessanti, sono in realtà i documentari, che accanto ai consueti prodotti su natura e animali, includono anche le due interessanti sezioni ‘Inchiesta’ e ‘Adrenalina’: guerra alle baleniere, cacciatori di tesori, inchieste senza troppi peli sullo stomaco sul fenomeno (ormai virale) del sesso online, réportage sul mondo del Conservazionismo e delle organizzazioni a esso legate. Un panorama che mostra come la nuova TV veicoli di fatto l’emergere – prorompente – di un nuovo profilo di utente. E di una nuova coscienza critica.

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