C’era una volta il West… chi è appassionato di genere western lo sa bene: l’inesauribile spinta energetica – ovvero, la benzina – che animava l’epopea dei cowboy, era lo spirito di frontiera. L’impulso ad ‘andare oltre’, conquistando nuove terre ed esplorando quel grande, enigmatico, Nuovo Mondo che ancora non si conosceva. Bene, ma Dubai che c’entra?

Parlare di Dubai in questa prospettiva, non è così campato per aria come potrebbe sembrare. Oggi, infatti – quando si parla di business – il Middle East ha preso il posto del vecchio Far West e gli Emirati Arabi – Dubai in primis – sono diventati terra di sperimentazione e conquista per gli imprenditori che hanno deciso di abbracciare la sfida dell’internazionalizzazione. La nuova frontiera del business moderno sta nel guardare oltre i confini del proprio paesello, spostando le tende… nel deserto.

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Ciò che è certo, però, è che l’internazionalizzazione implica non solo delle opportunità, ma anche dei rischi. Non rendersene conto e affrontare questo step di crescita con il paraocchi – cioè in modo autoreferenziale, prescindendo dal confronto con il contesto – può avere conseguenze letali. Soprattutto se si parla di joint venture. Dati alla mano, sono molte (troppe!) le imprese che naufragano miseramente, nel corso di questo processo.

Il perché, lo spiega l’avvocato Thomas Paoletti, esperto di joint venture negli Emirati, titolare e managing partner dello Studio Paoletti Legal Consultant con sede negli UAE ed uffici a Dubai: “Conosco questo paese da diversi anni e so quali sono le insidie maggiori per chi decide di aprire un business qui a Dubai, la maggior parte degli imprenditori infatti non ha nessun parametro per sapere a chi rivolgersi e tendono a muoversi un po’ ‘fai da te’ reperendo informazioni online o affidandosi a professionalità locali con un altro rischio di truffa. Proprio per questo motivo, ho deciso di scrivere un piccolo testo – “Come creare joint venture a Dubai”su come fare a intraprendere un business negli Emirati, svelando le regole principali per iniziare un business legale e redditizio

reportL’arte del ‘fai da te’, quindi, non è certo la miglior amica per chi decide di affrontare il mercato emiratino, che di ‘buchi neri’ e insidie, ne ha parecchi. Basti pensare alla difficoltà di ottenere risposte in tempi brevi dagli uffici di Dubai… a meno di non avere l’abilità di districarsi in loco o di conoscere qualche rappresentante influente e affidabile.

Insomma, così come quando non si conosce la lingua del posto ci si rivolge a un traduttore, è utile rivolgersi a un intermediario – ovvero, un consulente esperto – quando si ha a che fare con un mercato che funziona secondo logiche diverse dalle nostre.

Un consulente esperto, è diverso da un venditore di fumo. La seconda insidia di un mercato che non si conosce, infatti, è proprio questa: evitare la logica fallimentare del ‘fai da te’ ma finire nelle mani sbagliate… quelle di chi – un po’ come il Gatto e la Volpe – promette cose che non è in grado di ottenere.

Thomas Paoletti – che non è solo un consulente, ma anche un avvocato – ha sviluppato le sue competenze e la propria rete di conoscenze in loco, in modo da offrire a chi si affaccia sul mercato emiratino, un’assistenza puntuale e personalizzata nella delicata fase dell’internazionalizzazione. “Le logiche del mercato di Dubai sono profondamente diverse da quello italiano – spiega Paoletti – e si basano su 4 criteri fondamentali che ho imparato a conoscere in questi anni. Per tutti questi motivi ho sviluppato un metodo per affiancare imprenditori italiani che investono negli Emirati.”

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RedazioneBuoneNotizie

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