“Uno spettro si aggira per il mondo”, potremmo dire parafrasando Karl Marx. In questo caso, però, lo spettro in questione non è affatto il comunismo, ma l’obsolescenza: termine tutt’altro che giovane, ma che in effetti ha iniziato a circolare e a moltiplicarsi in rete da poco. In economia industriale se ne parla per indicare una strategia messa a punto per determinare il ciclo vitale di un prodotto, così da renderne la cosiddetta ‘vita utile’ limitata a un periodo prestabilito. Che puntualmente dura sempre meno.

Detto in pillole (e spostando il focus sul consumatore), il mercato tende a sfornare prodotti che durano sempre meno, in modo da spingere il consumatore ad acquistarne costantemente di nuovi. Non si tratta di complottismo (questa è la brutta notizia), ma di una realtà documentata. Obsolescenza, o meglio: obsolescenza programmata se vogliamo essere precisi.

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Questo tipo di strategia ha anche una data di nascita e una di battesimo. Nel 1924, la lobby dei principali produttori di lampadine – accorpati sotto l’insegna del cartello Phoebus – si riunì per limitare di comune accordo la durata delle lampadine a incandescenza a 1000 ore di esercizio (ai tempi, la durata era decisamente maggiore). Otto anni dopo, il termine obsolescenza pianificata venne utilizzato pubblicamente per la prima volta, quando Bernard London – mediatore immobiliare – propose che questa strategia venisse imposta per legge a tutte le imprese americane, in modo da risollevare i consumi nell’era della Grande Depressione. A 80 anni di distanza, la situazione non è cambiata, anzi: l’obsolescenza resiste e si è diffusa a macchia d’olio, trasformandosi in un vero e proprio modus operandi, complice la globalizzazione.

Eppure una buona notizia c’è: l’obsolescenza programmata esiste – non si può dire di no – ma è anche vero che se la conosci, la eviti. E il consumatore attuale, sempre più informato e consapevole (quel consumatore, tanto per intenderci, che quando acquista un prodotto legge l’etichetta più che farsi influenzare dalla pubblicità), ha tutti gli strumenti per poter mettere a punto una sua controstrategia. Scegliendo oculatamente il proprio acquisto, per esempio: evitando di seguire acriticamente il canto delle sirene della pubblicità e basandosi su altri canoni, come la possibilità di conoscere la durata effettiva dell’acquisto e la reperibilità dei ricambi.

Il discorso vale per molte tipologie di prodotti molto diversi tra loro, come gli elettrodomestici o le automobili. Molte aziende vendono ricambi, anche online, di elettrodomestici sia piccoli che grandi: in questo modo, è possibile non cedere all’acquisto di un prodotto nuovo ma riparare e riutilizzare l’elettrodomestico che già si ha. I ricambi, quindi, stanno pian pian rivoluzionando il mercato degli elettrodomestici e stimolando le aziende ad essere sempre più propense a fornire pratiche e veloci soluzioni. Ma la vera rivoluzione è la possibilità di acquistare i ricambi online!

Prima era necessario recarsi presso un negozio specializzato o addirittura presso il centro di assistenza più vicino per quel determinato marchio. Nel caso delle automobili era possibile recarsi dal proprio concessionario, dove sono disponibili solo i ricambi originali, o da uno sfasciacarrozze. E non è detto che fossero sempre disponibili dietro l’angolo. Oggi sono numerose le aziende che vendono online ricambi originali per elettrodomestici e addirittura anche ricambi per automobili, come TuttoAutoRicambi.it.

Insomma, il punto è proprio questo: i ricambi, la possibilità di reperirli e di riparare un prodotto, anziché scadere nella sindrome ossessivo-compulsiva che porta ad acquistare continuamente qualcosa di nuovo, riempendo le discariche e gli sfasciacarrozze di rottami (leggi “inquinamento”, anche se in questa direzione si è fatto molto). E, come si suol dire, “chi più spende meno spende”, ovvero: anche le vostre tasche vi ringrazieranno.

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2 Commenti

  • Marco Rottoli ha detto:

    Buongiorno. A proposito di obsolescenza programmata..,………………………………………
    Tre anni fa ho acquistato un depuratore d’acqua oroblu, dilazionamendo il pagamento in cinque anni.
    Ora, dopo due anni, si ė rotto il rubinetto d’erogazione, che la società dice di aver sostituito con un nuovo modello, peraltro non compatibile con il mio impianto. Ora, a proposito di ricambi; come è possibile che io debba spendere centinaia di euro per un componente, fondamentale è importante, per il funzionamento dell’impianto. La mia scelta era volta a non utilizzare più la bottiglia di plastica, e avere a disposizione un bene prezioso quale l’acqua potabile.
    Vorrei rivolgermi a un avvocato, in quanto non è possibile che non vogliano concedere gratuitamente un accessorio così fondamentale. Stiamo parlando di un erogatore del costo di 38€ su una spesa dell’ impianto e di filtro di oltre 3000€

  • silvio ha detto:

    Buongiorno Marco, le consiglio di rivolgersi ad Altroconsumo (certamente meno costoso di un avvocato e soprattutto più adatto a queste cose). Un saluto!