“Sono 35mila le donne che ogni anno in media si ammalano di tumore al seno, di cui 7.000 di una patologia identificata con lo studio Omero presentato di recente a livello nazionale. Si tratta di una patologia di tumore al seno molto aggressiva, che colpisce le donne giovani, tra i 30 e i 40 anni, per la quale è stata individuata una cura, ma che va conosciuta perché se non diagnosticata in tempo, potrebbe rappresentare un grave problema”. È con queste parole che Sylvie Menard, ricercatrice dell’Istituto Nazionale Tumori, spiega i risultati di una ricerca che ha individuato nuove forme di tumore al seno, ed evidenziato le possibili terapie, sottolineando l’importanza di non generalizzare, ma di identificare con chiarezza e precocemente la tipologia tumorale per impostare un percorso terapeutico mirato. Si è indagato sulle funzioni dei singoli geni e sulle modificazioni funzionali indotte dalle mutazioni, che consentono di prevedere l’aggressività del tumore e la sua potenziale risposta alla terapia. Quando sono state identificate le prime diversità funzionali vengono indagate le possibilità terapeutiche con farmaci in grado di curare al meglio il tumore e di ridurre al minimo la tossicità del trattamento. Questo obiettivo è reso possibile perché questi nuovi farmaci colpiscono le cellule tumorali o i loro prodotti lasciando indenni le cellule normali, il cui danno è la ragione della tossicità delle terapie cosiddette tradizionali. Questo nuovo approccio è definito “terapia personalizzata” (in inglese “targeted-therapy”, ovvero diretta contro un bersaglio specifico).
Stop al tumore al seno riducendo la tossicità delle terapie
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