Salute & Benessere

Impiantato il primo cuore artificiale italiano

di 23 Marzo 2007No Comments

Per la prima volta è stato impiantato un cuore artificiale italiano in un uomo. E’ successo nei giorni scorsi nel Centro Cardiochirurgico dell’Università di Bochum, in Germania. Il paziente, un uomo di 68 anni che soffre di un grave scompenso cardiaco, ora sta bene ed ha lasciato la terapia intensiva. Il cuore, frutto di una lunga ricerca del tutto italiana, rappresenta anche l’inizio di una sperimentazione che durerà un anno. In questa fase saranno coinvolti quattro centri italiani e due francesi.

Luigi Donato, direttore dell’Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa e presidente della società che ha realizzato il dispositivo, la NewCorTec, spiega che il cuore è stato impiantato nell’addome del paziente, sotto al diaframma. Una cannula è collegato al ventricolo sinistro ed un’altra pompa il sangue all’aorta.

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Donato si augura di avere al più presto l’autorizzazione, da parte del Ministero della Salute, ad operare anche in Italia. In questa fase di sperimentazione, infatti, saranno impiantati 30 altri cuori artificiali ad altrettanti pazienti in Germania, Francia e Italia. I comitati etici dei quattro centri italiani interessati, gli Ospedali Riuniti di Bergamo, il Centro Cardiochirurgico del CNR di Massa, l’ospedale Niguarda di Milano e il Policlinico San Matteo di Pavia, hanno già espresso parere positivo.

Quello della ricerca è un mondo che spesso è stato trascurato, o non è stato incentivato a sufficienza, e i ricercatori da tempo esprimono il loro disagio per le inadeguate risorse a disposizione. Molti hanno lasciato il Paese, dando vita alla cosiddetta “fuga di cervelli”, che negli ultimi anni sta privando l’Italia di un eccellente capitale umano.
Gli ottimi risultati conseguiti finora dai ricercatori italiani all’interno di questo progetto sono di buon auspicio per il futuro e dovrebbero anche incoraggiare le istituzioni e gli enti a dare loro più fiducia, per contribuire al miglioramento continuo della nostra vita.

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Stefano Torelli

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