Salute & Benessere

Tumore al pancreas 'bruciato' in 30 minuti

Per la prima volta nella letteratura scientifica, un eccezionale intervento al Policlinico San Matteo di Pavia (in appena trenta minuti, con un ago che buca il tumore e il calore dell’energia elettromagnetica che lo distrugge), dove in tre sedute con tecnica mini-invasiva è stato trattato e risolto un tumore endocrino del pancreas in un’anziana signora. In termini tecnici, termoablazione del tumore del pancreas per via percutanea, per la prima volta.

Mezz’ora in tutto per guarire dal tumore, grazie ad una tecnica soft. Il tumore, nella donna, aveva raggiunto la dimensione di 2 centimetri ed è stato completamente distrutto. Sandro Rossi, pioniere assoluto di questa tecnica e noto in tutto il mondo, ha curato un tumore neuroendocrino con scarsa malignità in una paziente che non poteva essere trattata chirurgicamente. La paziente che ha subito l’intervento ora sta bene, la guarigione è completa e i valori ematochimici precedentemente anormali sono tutti rientrati nella norma. Riguardo alla tecnica usata, commenta il dottore: “Una tecnica che ho messo a punto ed introdotto nella pratica clinica 20 anni fa per il tumore al fegato, già applicata in seimila pazienti per fegato e polmoni. La novità è che ora è stata applicata per la prima volta per un particolare tumore del pancreas”.

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Una tecnica innovativa, visto che l’operazione per il tumore al pancreas è l’intervento di chirurgia addominale in assoluto più complesso: applicazione percutanea su un organo profondo, che può avere utilità in casi in cui l’operazione al pancreas non si può fare. Il tutto risulta molto più efficiente. In pratica il funzionamento dell’intervento è il seguente: si fa un’anestesia locale sulla pelle, con la guida ecografica si guida la punta dell’ago dentro il tumore. A questo punto si eroga un’energia elettromagnetica che è la radiofrequenza, questa produce calore attorno alla punta dell’ago e distrugge il tumore. La radiofrequenza è ormai molto diffusa: fegato, rene, polmone, osteomi osteoidi dell’osso. Sul pancreas è stata utilizzata, per la prima volta, durante l’intervento chirurgico ma non per via percutanea, dato che è particolarmente difficile. Sono necessari altri studi per capire quale sia l’efficacia di questa tecnica su altri tipi di tumori del pancreas.

E alla fatidica domanda su quanto tempo passerà perché con questa tecnica si curino anche tumori maligni, il professore ha risposto: “Ci vogliono studi e intanto sarebbe utile che fosse fatto da diversi centri, con consensi di tutte le parti. Non è una cosa che può fare una persona da sola. E ci vogliono risorse economiche”. In attesa di ulteriori passi in avanti nella tecnica scientifica, ci accontentiamo di questo prezioso successo tutto italiano.

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Domenico Margiotta

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