Nuove scoperte sul fronte della lotta al morbo di Parkinson che colpisce ogni anno nel mondo milioni di persone, solo in Italia i malati di Parkinson sono stimati in oltre 220.000. E questa volta la scoperta ‘parla’ italiano. Sono stati identificati per la prima volta alcuni marcatori in cellule del sangue che permetteranno di riconoscere in anticipo i soggetti che potrebbero sviluppare precocemente la malattia.

Questa scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica Proteomics ed è frutto di una ricerca condotta da un gruppo di neurologi e biochimici del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino presso l’ospedale Molinette in collaborazione con il Centro di Neuroscienze dell’Università dell’Insubria a Varese – Busto Arsizio.

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La ricerca è stata finanziata interamente dall’AAPP (Associazione Amici Parkinson Piemonte onlus). Ma a cosa servirà questa scoperta e perché è così importante? L’aver identificato tali marcatori potrà permettere di distinguere pazienti affetti da malattia di Parkinson da individui non affetti, o affetti da altre malattie neurodegenerative.

Il carattere innovativo è aver cercato i marker nei linfociti, le cellule del sistema immunitario nel sangue. Queste cellule condividono alcune caratteristiche con i neuroni soggetti a degenerazione nella malattia di Parkinson e potrebbero riflettere a livello periferico alcune delle alterazioni biochimiche caratteristiche della malattia. Al momento la malattia si manifesta quando la degenerazione non permette più terapie in grado di rallentare la progressione, ma solo di contrastare i sintomi.

Se si potesse arrivare prima alla diagnosi, cioè quando ancora i sintomi classici non si sono ancora manifestati, si potrebbero provare diversi farmaci dall’azione protettiva in grado di modificare il decorso della malattia, ma che purtroppo si rivelano inefficaci se la diagnosi è tardiva.

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Maria Valentino

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