Le leggi che regolano la vendita del cosiddetto “cibo-spazzatura” (o “junk food”), riducendone la diffusione nelle scuole e nei luoghi pubblici frequentati da bambini e adolescenti, funzionano: riducono l’obesità infantile e i ragazzi degli Stati in cui tali leggi sono in vigore sono, in generale, molto più sani. E’ quanto emerge da una ricerca scientifica durata 3 anni e pubblicata dalla rivista “Pediatrics”.
Lo studio coordinato, dall’Università di Chicago, ha seguito ben 6.300 ragazzi di 40 Stati nordamericani tra il 2004 e il 2007, approssimativamente durante gli anni della scuola media italiana, mettendo in relazione il loro indice di massa corporea (Bmi) con il grado di “severità” delle leggi anti “junk food”, cioè il cibo-spazzatura.

Una legislazione definita dai ricercatori “severa” prevede una serie di limiti stringenti alla diffusione del cibo-spazzatura e dettagliati rispetto alla nutrizione, mentre una legislazione definita “debole” prevede solo una serie di “raccomandazioni”.

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Ebbene, negli Stati con leggi più stringenti e severe, i ragazzi hanno guadagnato, in media, quasi un kg in meno rispetto ai coetanei, con un vantaggio in termini di Bmi di 0,44 unità risparmiate. Inoltre, negli Stati con una legislazione più rigida, è risultato molto più probabile che, al termine degli studi, gli adolescenti avessero un indice di massa corporea nella norma, mentre nessuna differenza di Bmi è stata riscontrata tra gli Stati “deboli” e quelli che non hanno alcuna legge in materia di cibo-spazzatura.

“Questo implica che la legislazione locale può avere un grande effetto sull’obesità“, scrivono gli autori nel Report, “se è precisa, stringente e seguita alla lettera”.

Fonte:  www.ansa.it

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