Immaginate che la vostra dolce metà vi abbia invitato a cena. Tutti i manicaretti che preferite sono nel piatto, preparati con amorevole cura. Un vino d’annata accompagna la vostra libagione, scelto anch’esso con grande attenzione. Le casse diffondono la vostra canzone. Ogni particolare non è lasciato al caso: pure un menu, scritto a mano, porta in calce la vostra poesia preferita di Garcia Lorca. Vi rilassate davanti a un delizioso passito (quello del vostro primo appuntamento) e, godendovi ancora la magia del momento, esclamate: “Tesoro, quanto ti devo per tutto questo? 100 euro bastano?”, allungando sciaguratamente la mano sul portafogli.

Mentre è assai probabile che, in una scena simile, si passi rapidamente dalle pagine di un Harmony al finale agghiacciante di uno splatter, la questione non è così banale come sembra, anche da un punto di vista scientifico. E interessa molto i ricercatori che si occupano, sperimentalmente, di capire cosa ci rende felici e come (ce ne siamo occupati in questo articolo). Infatti, ciascuno di noi, volente o nolente, vive in una sorta di doppia dimensione: una dominata da norme e convenzioni sociali, un’altra regolata invece dal mercato.

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La prima, per capirci, è quella dei beni relazionali: quando facciamo qualcosa per qualcuno (fosse anche tenere la porta a uno sconosciuto), lo facciamo senza necessariamente aspettarci un’immediata remunerazione. Ciascuno di noi esce soddisfatto dall’episodio di gentilezza appena vissuto, proprio perché si è nell’ambito delle norme sociali.
La seconda dimensione, invece, attiene a tutti gli scambi per cui acquistiamo o vendiamo qualcosa a fronte di un prezzo, che concluda e sancisca lo scambio. Il problema sta nel fatto che, spesso, questi due mondi paralleli si intersecano. E bisogna stare attenti agli effetti di una tale sovrapposizione.

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Prendete il caso di un giovane che corteggia una ragazza: ci esce una, due, tre e quattro sere di fila. Le offre tutto senza fiatare ma, dopo l’ultima uscita, e senza nemmeno avere ottenuto il classico bacio sotto l’uscio, si permette di rivendicare il ‘costo’ monetario sostenuto per l’operazione seduction. Il terribile riferimento alla dimensione monetaria, con tutta probabilità, si tradurrà nell’irreparabile fallimento dell’approccio. Di nuovo, cosa c’entra tutto questo con la ricerca scientifica? C’entra eccome!

Ariely e Heyman hanno fatto un esperimento molto interessante con gli studenti di un’università americana. Dopo averli divisi in tre gruppi, hanno chiesto a ciascuno degli studenti di compiere un esercizio molto semplice: posti davanti a un computer con l’immagine di un cerchio e di un quadrato sullo schermo, i soggetti dell’esperimento avrebbero dovuto spostare il cerchio all’interno del quadrato quante più volte possibile in 5 minuti. A cambiare, per i 3 diversi gruppi (trattamenti), era l’incentivo utilizzato: un gruppo di persone riceveva, infatti, 5 dollari all’ingresso in classe; un gruppo riceveva, invece, 50 centesimi; l’ultimo, infine, doveva realizzare l’esercizio senza alcuna ricompensa (come se si trattasse di un favore). In questo modo, insomma, si è cercato di riprodurre artificialmente la situazione delle norme di mercato e delle convenzioni sociali.

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I risultati dell’esperimento sono stati assai interessanti: per i gruppi che ricevevano un pagamento, come c’era da aspettarsi, i più pagati trascinavano mediamente il cerchio nel quadrato 159 volte, mentre i meno pagati lo facevano solo 101 volte. Il terzo gruppo, invece, senza alcuna ricompensa prevista per lo svolgimento della stessa attività, ha dato luogo al risultato più sorprendente: ben 169 cerchi trasportati dentro il quadrato.

Le possibili implicazioni di un simile gioco non sono affatto banali poiché, spesso, si tende a trascurare la motivazione intrinseca delle persone a compiere determinate azioni, che non sono sempre e soltanto dominate dall’interesse personale ma, assai più volentieri, dal piacere e dal significato attribuito a un’azione stessa.

Per approfondire: Heyman, J. e Ariely D., Effort for Payment: A tale of Two Markets, “Psychological Science”, vol. 15, 2004, pp. 787-793

Luciano Canova

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Un Commento

  • zil ha detto:

    Ottimo dossier sulle serie tv all’interno del nuovo numero di Focus: personaggi, costruzione trama, organizzazione e soprattutto che zone del nostro cervello stimolano…