Mal di schiena e problemi posturali: perché vengono e come possono essere curati.

Si calcola che in Italia l’assenteismo causato da disagi riconducibili a mal di schiena e problemi posturali in genere costino alle aziende circa 3,36 miliardi di euro. Non si parla di briciole. D’altra parte il famoso adagio “drizza quella schiena” è familiare a molti di noi e spesso viene messo in relazione con i problemi classici di una società legata all’espansione del settore terziario. Insomma: vita da scrivania = problemi posturali e mal di schiena.

La verità pare però che sia un po’ più complessa, come spiega Tiziano Pacini, primo ergonomo posturale in Italia e direttore del Corso di Alta Formazione in Ergonomia Posturale patrocinato dal Dipartimento di Salute Pubblica e Assistenza Sanitaria di Ruse, in Bulgaria. Pacini evidenzia come nel regno animale la postura rappresenti di fatto un costante esercizio di equilibrio, un silenzioso braccio di ferro tra il corpo e la legge di gravità. Nell’uomo la situazione si complica ulteriormente con l’acquisizione della “verticalità”: un aspetto che necessita di terreni variabili, non uniformi, che consentano quindi il continuo esercizio dei diversi muscoli del corpo.

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Tiziano Pacini, il primo ergonomo posturale in Italia

Tiziano Pacini, il primo ergonomo posturale in Italia

L’urbanizzazione e l’uso inflazionato dell’asfalto, in questo senso hanno giocato a sfavore innescando un circuito vizioso che si è tradotto in problemi posturali diffusi. Al di là dei problemi riconducibili alla vita sedentaria, sostiene Pacini, “è un dato di fatto che fra i popoli che ancora vivono in condizioni naturali e che camminano scalzi su terreni sconnessi, come alcune popolazioni africane, del Messico o del sud est asiatico, il mal di schiena, come del resto molte malattie cardiovascolari tipicamente occidentali, siano sconosciuti”.

È proprio la diffusione capillare di questa problematica ciò che ha stimolato l’emergere di una figura professionale nuova: l’ergonomo posturale, appunto, cioè un professionista che analizzando scientificamente le alterazioni della postura, si occupa di decostruire un sistema di abitudini errate guidando il soggetto verso nuove e più sane soluzioni.

Semplice? Tutt’altro. Non c’è niente di più difficile che decostruire un’abitudine, cioè quella che di fatto è diventata una piccola forma di dipendenza senza che nemmeno ce ne rendessimo conto. Come spiega Pacini: “Il cambiamento posturale molto spesso è un percorso che richiede un po’ di tempo – ed anche un po’ di pazienza – perché tutto l’apparato locomotore si deve riorganizzare secondo un nuovo modo di vivere, con un conseguente lavoro diverso di tutti i muscoli.” D’altra parte si sa, un cambiamento radicale non è mai indolore, soprattutto quando va a toccare abitudini radicate nel tempo.

Fondamentale, in questo processo, è l’utilizzo di strumenti come baropodometri, sistemi fotografici e scanner ma soprattutto di un protocollo di interpretazione rigoroso, impostato secondo un metodo scientifico e quindi ripetibile. È questo che fa la differenza tra un approccio professionale e uno approssimativo: la possibilità di impostare un lavoro di studio capace di disinnescare vecchi automatismi e di creare le basi per un processo di reset e rieducazione reale.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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