Società

Nasce in Italia il Club delle Città per il Bike Sharing

Era nell’aria da un po’ di tempo, è partito come un progetto delle piccole realtà cittadine italiane, ma adesso è in forte espansione: il Bike Sharing in Italia è una realtà ufficialmente riconosciuta. E’ nato infatti il primo Club delle Città per il Bike Sharing, con la firma dell’atto costitutivo dei sette comuni fondatori Bari, Brescia, Modena, Parma, Pescara, Terni e Udine. L’Assessore alla Mobilità del Comune di Bari sarà colui che coordinerà, insieme con l’Associazione Euromobility – promotrice del Club Città del Bike Sharing -, il comitato e tutte le città aderenti allo scopo di perseguire quegli obiettivi che in un primo momento ricalcavano quelli indicati dalla Carta europea per le Città del Bike Sharing (siglato nel giugno 2008 al Salone Europeo della Mobilità di Parigi) e che adesso, con la nascita del CCBS italiano, avranno un’impronta più personalizzata in base alle esigenze locali delle singole città.

Il presidente del Club, Antonio Decaro, subito dopo la nomina non ha esitato ad indicare le priorità del suo mandato: “Sono molto onorato della nomina, le linee d’azione di CCBS saranno volte a far diventare il bike sharing a tutti gli effetti un servizio di trasporto pubblico ad uso individuale”.

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Dopo la sigla dell’atto costitutivo ad opera delle sette città fondatrici si sono subito aggiunte altre importanti realtà cittadine come Firenze, Lecco, Messina, Verona.

Strana è la mancata adesione al Comitato, ad oggi, delle grandi metropoli italiane come Milano, Roma e Napoli. Città che oltretutto sono le prime a soffrire per via di una mobilità cittadina sempre più insostenibile.

Gli scopi del Club delle Città del Bike Sharing, indicati nello statuto siglato al momento della costituzione, sono i seguenti:

a) integrare le esperienze già avviate, nell’ambito delle politiche locali per la mobilità sostenibile, attraverso un coordinamento nazionale per l’attuazione di progetti di Bike Sharing (biciclette a noleggio), complementari ai servizi di trasporto pubblico locale e di car sharing;

b) promuovere l’attivazione di servizi di Bike Sharing sul territorio nazionale e la loro diffusione e promozione presso gli utenti finali attraverso la partecipazione diretta degli Enti Locali;

c) impegnarsi nella ricerca delle risorse finanziarie necessarie a sostenere le attività statutarie e l’allargamento dei servizi di Bike Sharing ad altre realtà territoriali;

d) promuovere la partecipazione degli enti locali aderenti ad iniziative comunitarie inerenti il Bike Sharing;

e) promuovere lo sviluppo delle conoscenze, della pratica e della ricerca nel campo del Bike Sharing, anche attraverso la partecipazione a progetti nazionali ed europei, a favore degli enti aderenti;

f) garantire uno sviluppo omogeneo e l’interoperabilità, a livello nazionale, delle singole iniziative di Bike Sharing avviate a livello locale;

g) offrire assistenza agli Enti associati per l’avvio di servizi di Bike Sharing.

A questo punto dopo la fondazione del CCBS, nato seguendo la scia degli esempi europei, l’Italia può finalmente rendersi autonoma e valorizzare le proprie realtà cittadine nei modi che meglio si coniugano con la morfologia e le esigenze delle città italiane.

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Giulia Bruno - YesLife

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