Viaggiare in modo totalmente free forse è ancora utopia, ma trovare un alloggio gratis per le proprie trasferte o vacanze è ormai cosa ampiamente alla mano. Il merito è tutto di internet e dei passi da gigante della sharing economy: la decantata – e anche tanto criticata – “economia della condivisione” che sempre più rappresenta un tratto distintivo del nostro tempo. Dormire gratis fuori porta è ormai possibile, anzi possibilissimo. Le paroline magiche, in questo senso, sono due: couchsurfing e housesitting, le nuove frontiere di chi vuole ridurre al minimo i propri costi di viaggio.

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Sui mezzi di trasporto, il low cost spopola ormai da tempo e alcuni siti, come ad esempio BlaBlaCar, offrono tariffe iper-ammortizzate anche per chi cerca passaggi in auto. Ad ogni modo – per quanto low cost – il viaggio dovrete pagarvelo: a questo – almeno per ora – non si sfugge. Diverse sono invece le cose per quanto riguarda l’alloggio. Le novità in questo campo, vengono da oltreoceano e questo non stupisce: rispetto alla propria casa, l’Italiano medio è possessivo. Non è un caso, quindi, che i numerosi siti di housesitting spicchino per essere rigorosamente in inglese e non vengano menzionati spesso sulle pagine italiane.

Ma veniamo a bomba: cos’è l’housesitting? Trattasi in pratica di chi si trasferisce nell’abitazione di un’altra persona – andata, nella maggior parte dei casi, in vacanza – per un determinato lasso di tempo. I compiti dell’ housesitter sono in genere molto semplici: deve prendersi cura della casa in assenza del suo proprietario e occuparsi, nella maggior parte dei casi, di qualche animale domestico. Ma soprattutto deve “fare presenza”, come una sorta di spauracchio contro i ladri. Si tratta quindi di un metodo eccellente per venire incontro alle esigenze di entrambe le parti e far contento tanto il padrone di casa quanto il turista, che si trova a usufruire di un tetto in cambio di un dispendio di fatica davvero minimo.

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Nel caso del couchsurfing, invece, il dispendio di fatica non è nemmeno contemplato. Il concetto di “navigazione sul divano” – volendo proprio traslitterare – nasce a San Francisco con un sito che consente ai suoi utenti un non per forza equo e solidale scambio di ospitalità. Il couchsurfer non dovrà necessariamente dormire sul divano: vivrà con la persona che lo ospita in modo del tutto gratuito fatta eccezione per un piccolo rimborso spese per il consumo di cibo, in qualche caso. In cambio, potrà portare un piccolo regalo o offrirsi di preparare una cena per far conoscere la cultura gastronomica del proprio paese.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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