Sostenibilità

Pene più severe contro gli 'ecoreati'

di 26 Aprile 2007No Comments

Se ne parla sempre più spesso. Da molto tempo, ormai, l’uomo ha preso coscienza dell’importanza dell’ambiente e della sua tutela, per il bene di tutti. Mentre espressioni come “surriscaldamento del Pianeta”, “effetto serra”, “impatto ambientale” sono sempre di più sulla bocca di tutti, e continuano ad essere lanciati allarmi contro i rischi di disastri ambientali e la siccità, non sembra ancora del tutto adeguata la risposta dei legislatori per prevenire l’aggravarsi delle condizioni ambientali. Dei progressi però ci sono, come dimostra l’ultimo Ddl approvato dal Consiglio dei Ministri.

La proposta di Decreto è arrivata dai Ministeri dell’Ambiente e della Giustizia, e dispone un giro di vite su tutti i reati legati all’ambiente. In tutto si tratta di 5 articoli che prevedono un inasprimento delle pene, con sanzioni pecuniarie che arriveranno fino a 250 mila Euro, e misure detentive fino a dieci anni di carcere.

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Specificatamente, nell’articolo 1 vengono definiti i seguenti nuovi tipi di reato: “inquinamento ambientale” (fino a 5 anni di reclusione e 30 mila Euro di multa); “danno ambientale, pericolo per la vita e l’incolumità personale” (fino a 6 anni e 60 mila €); “disastro ambientale” (fino a 10 anni e 250 mila €); “alterazione del patrimonio naturale, della flora e della fauna” (fino a 5 anni e 30 mila €); “traffico di materiale radioattivo o nucleare e abbandono di materiale radioattivo o nucleare” (fino a 6 anni e 250 mila €); “frode in materia ambientale” (fino a 4 ani e 10 mila €).
E’ prevista anche un aggravante per tutti i reati elencati sopra, quella dei “delitti ambientali in forma organizzata”, per cui si procederà per associazione a delinquere. Questa norma mira a colpire il fenomeno diffusissimo delle cosiddette “ecomafie”.

Il Decreto rappresenta un importante passo avanti per la salvaguardia dell’ambiente ed è sintomo di una presa di coscienza generale circa la sua importanza e le ripercussioni negative che i danni all’ecosistema provocano anche alla vita dell’umanità.

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Stefano Torelli

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