Sostenibilità

Budapest: le nuove proposte all'assemblea ONU per ilclima

di 11 Aprile 2008No Comments

E’ Budapest lo scenario della 28a assemblea plenaria dell’IPCC (il comitato intergovernativo ONU sul cambiamento climatico), per decidere le nuove linee guida capaci di indagare i gas serra e le soluzioni al riscaldamento globale. In questi giorni si decide in Ungheria il futuro del gruppo che ha meritato, per il suo lavoro, il premio Nobel per la pace. Infatti, come ha sottolineato Rajendra Pachauri, presidente del comitato, i cambiamenti climatici toccano tutti i popoli e le loro risorse scarse, come l’acqua e l’energia. Agire subito per preservare l’ambiente, dunque, significa limitare i conflitti e costruire la pace. Non a caso uno dei temi principali dei lavori riguarda il come studiare soluzioni per il risparmio idrico e l’uso delle fonti rinnovabili di energia.

“Con un aumento dell’uso di tecnologie pulite e con le energie rinnovabili – ha detto Pachauri – il mondo potrebbe nel 2015 scendere ai limiti delle emissioni di CO2 nell’atmosfera e così rallentare il riscaldamento globale”. Secondo il presidente, per avere un’economia “carbon-free” la soluzione sarebbe impiegare l’1% del PIL globale negli investimenti per le energie rinnovabili che già esistono ma che – non essendo ancora adeguatamente diffuse – sono molto costose.

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Sergio Castellari, referente italiano per IPCC e membro del Centro Euro-Mediteraneo per i Cambiamenti Climatici, ha spiegato che “si parlerà di come gestire i lavori nei prossimi cinque o sei anni, ma anche della definizione del nuovo gruppo direttivo”. Un tema caldo sarà anche l’aggiornamento o la creazione ex-novo degli strumenti di indagine: “Personalmente – continua Castellari – credo sia meglio avere nuovi scenari di emissione di gas serra a breve termine, cioè per i prossimi venti o trenta anni”. Se consideriamo che i politici dovranno a breve prendere una decisione sulle linee-guida post-Kyoto, si comprende l’importanza di uno scenario di breve termine.

Il precedente lavoro dell’IPCC, infatti, si concentrava su un lasso di tempo particolarmente lungo: gli studi guardavano al 2100. Quando si accorcia l’orizzonte temporale le indagini diventano certamente più difficili, ma forse più utili. All’ordine del giorno c’è anche la possibile redazione di uno speciale rapporto sulle energie rinnovabili: sole, vento, acqua. Sarà la natura stessa a salvare la Terra.

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Francesca Farina

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