Sostenibilità

Stop al legno illegale: nuovenorme salva-foresta in Brasile

Le industrie brasiliane che si occupano di commercio di legname saranno tenute sottocchio dal governo dello Stato sudamericano. E’ stata infatti recentemente approvata dal Conselho Nacional do Meio Ambiente, il corrispondente Ministero dell’Ambiente in Brasile, una risoluzione che razionalizza i parametri tecnici e che dunque impone ai commercianti di legname di attenersi ad ispezioni tecniche unificate come anche indicatori di rendimento, standard e nomenclatura per specie uguali per tutto l’immenso territorio Brasiliano. Questo permetterà di integrare i dati e di avere un quadro più uniforma e controllabile . Il Brasile sta infatti da tempo mettendo in campo una nuova politica forestale che mira a proteggere il polmone della terra.

Il principale obiettivo del documento è “stabilire i parametri tecnici per la preparazione, la presentazione, l’esecuzione e la valutazione dei piani di gestione forestale sostenibile”, ma il documento si applica solamente alle foreste naturali, non alle piantagioni di legname.

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Paulo Amaral, delI’Instituto do Homem e Meio Ambiente da Amazônia, commentando l’azione del Ministero : « Tutto ciò è necessario per garantire le condizioni e gli incentivi perché le persone abbandonino l’illegalità, visto che esiste una grande offerta di prodotti forestali illegali».

Il disboscamento sfrenato minaccia anche la sicurezza agricola delle piccole comunità: la protezione delle foreste garantisce che le comunità “estrattive” non perdano la loro terra e l’accesso a tecnologie che migliorino l’efficacia produttiva. Spesso sono però i poverissimi gruppi sociali che “svendono” il patrimonio della foresta per ottenere denaro a breve termine. Per questo si pensa anche ad un sistema di incentivi economici capaci di rendere vantaggioso il non-taglio del legno.

Lo stato Brasiliano del Parà è tra i principali produttori ed esportatori di legno dell’Amazzonia brasiliana. Il commercio di legname illegale è purtroppo molto fiorente grazie alla domanda di legni pregiati soprattutto da Giappone, USA e Unione Europea. La pratica del disboscamento è anche utilizzata per riconvertire ampie aree di territorio a monoculture intensive soprattutto di soia con ampio rischio per la biodiversità: “per esempio – rende noto WWF – l’espansione delle piantagioni di soia nel Cerrado brasiliano minaccia la savana più eterogenea del mondo, che ospita circa 90 mila specie di insetti, 550 specie di uccelli e 150 specie di mammiferi”.

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Francesca Farina

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