I numeri parlano chiaro e la dicono lunga circa il cambiamento maturato nella coscienza degli italiani a proposito della raccolta di rifiuti elettronici e del loro avvio a un corretto riciclo. Nel corso del 2010,  45.000 tonnellate di RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) sono state raccolte da ReMedia (uno dei principali consorzi volontari avviati alla gestione eco-sostenibile) e convogliate nei Centri di Raccolta. Ben 7 milioni e mezzo di apparecchiature (pari a 43.422 tonnellate) sono stati recuperati attraverso un triplice trattamento di asportazione dei materiali pericolosi (come il cadmio e mercurio), smontaggio-separazione dei materiali e lavorazione meccanica per il loro recupero. Fra i RAEE recuperati emergono in primo luogo televisioni e monitor, seguite da elettrodomestici di piccole dimensioni e climatizzatori.

Globalmente, si tratta di un traguardo notevole, certamente parziale – se si valutano i risultati conseguiti nei paesi nordeuropei dove in media vengono raccolti annualmente 10 Kg di apparecchiature pro capite – ma comunque rilevante se si considera la situazione del nostro Paese nella sua specificità.

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Per comprendere l’importanza dei risultati italiani è necessario fare un passo indietro, risalendo alle origini della normativa RAEE e gettando uno sguardo all’Europa. La normativa europea relativa ai RAEE risale al 2003: in Italia è stata introdotta nel 2005 e resa effettiva solo a partire dal 2008. Riassumendo: ritardo e scarsità di risultati hanno contraddistinto l’applicazione della normativa europea nella nostra penisola, che – a ragione – è stata segnata a dito dai paesi d’oltralpe per cinque anni, o quasi. Nel 2010, finalmente, la svolta: l’Italia passa rapidamente da una raccolta di 1,5 Kg di RAEE per abitante a 4 kg. Il 2011 inizia con un ulteriore incremento che va dall’allineamento al sorpasso: la quantità di apparecchiature pro capite sale da 4 a 4,5 Kg.

Non è poco, se si tiene conto  del ritardo di partenza e se si considera la proposta di modifica della legge RAEE in atto recentemente presentata al Parlamento Europeo: un’idea che prende atto delle innegabili disparità di risultati conseguiti dai diversi paesi nell’applicazione della normativa (in Svezia vengono raccolti 16 Kg di RAEE pro capite all’anno) e propone di mantenere l’obiettivo di raccolta originario differenziando però gli obiettivi parziali dei diversi paesi. La nuova normativa – che presumibilmente diventerà effettiva solo a fine anno – allude implicitamente a un contesto di difficoltà diffuse, che ridimensionano le carenze del nostro Paese e – al tempo stesso – sottolineano ulteriormente l’importanza del recente exploit.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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2 Commenti

  • Lazza ha detto:

    Parlo dei computer e non di altri elettrodomestici, però vorrei sottolineare come moltissimi PC possano essere recuperati e resi ancora utili usando Gnu/Linux e altro software libero. Questa pratica è nota come trashware e spesso consente l’accesso a strumenti informatici anche da parte di associazioni e privati con scarse possibilità economiche. Buttare un computer dopo 3-4 anni perché è vecchio è una pratica incentivata dalle strategie commerciali di alcune aziende (sappiamo bene chi), tuttavia è uno spreco assurdo.