L’Europa si prepara a estendere a tutti i paesi membri dell’Unione la normativa italiana che prevede l’abolizione dei sacchetti di plastica e la loro progressiva sostituzione con buste di materiale biodegradabile. Si tratta di un risultato notevole e – per certi versi – insperato: quando a gennaio era entrato in vigore il provvedimento adottato dal governo italiano, la federazione europea di trasformatori di materie plastiche EuPc (opportunamente spronata dall’italiana Uniplast) aveva presentato ricorso per una supposta violazione della direttiva europea sugli imballaggi. La risposta di Janez Potocnick – commissario per l’ambiente dell’Unione Europea – è stata pronta e incisiva: non solo non verrà effettuata nessuna sospensione della normativa italiana, ma (nell’intenzione di Potocnick) l’abolizione dei sacchetti di plastica verrà estesa a tutti i 27 paesi membri dell’Unione.

La deliberazione di Potocnick ha riscontrato vasta eco all’interno dei paesi europei, a partire dall’Austria. Anche in Spagna – allarmata dalle stime che registrano l’uso annuale di 238 borse di plastica per abitante (in Italia l’uso attuale è di 400 unità pro capite) – il ministro dell’ambiente Rosa Aguilar ha presentato un progetto di legge che prevede la progressiva abolizione dei sacchetti di plastica entro il 2018. La normativa spagnola – a differenza di quella italiana, che dà tempo a negozi e supermercati fino al 30 aprile 2011 per smaltire le eccedenze – si basa sull’adozione di step progressivi: il 60% delle buste di plastica dovrà essere rimpiazzato da buste in materiale biodegradabile entro il 2013, il 70% entro il 2015  l’80% per il 2016; nel 2018 non ci saranno più scuse e chi verrà colto in flagrante, dovrà corrispondere una multa che potrebbe arrivare fino a 45.000 euro.

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Globalmente, quindi, si tratta di un successo tutt’altro che trascurabile, in cui l’Italia ha svolto un innegabile ruolo di battistrada. Già a gennaio, infatti, l’entrata in vigore della nuova legge aveva suscitato l’interesse della stampa europea. In particolare, i quotidiani francesi (Liberation in testa) avevano sottolineato la continuità della legge voluta dal ministro Prestigiacomo, con un progetto di legge del 2006 risalente al governo Prodi: un’iniziativa che si era tristemente arenata a causa della monolitica opposizione di alcuni comuni (fra cui Torino) e di grandi gruppi di distribuzione come Esselunga e Auchan. Il successo attuale, testimonia quindi un positivo giro di boa e fornisce una risposta concreta e tempestiva a una problematica quanto mai attuale.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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