Reclutare un esercito di subacquei che scandaglino  i mari, in qualità di “sentinelle della  biodiversità”. Questo è l’obiettivo dei  “Cousteau Divers” fondati da Pierre Yves, figlio  minore del celebre esploratore e oceanografo  francese Jacques Yves Cousteau.

Diventare un “Cousteau diver” è semplice: basta essere muniti di pinne, maschera e passione per lo studio e la conservazione del “regno sommerso”. Durante il corso di formazione ideato da Cousteau, ai sub volontari viene fornita una tabella da compilare durante le immersioni: lo schema indica alcune specie marine (pesci, crostacei, coralli, alghe), delle quali il “cousteau diver” – nel corso dell’escursione subacquea – dovrà riportare dati precisi riguardanti dimensioni e quantità. La finalità del progetto non è meramente scientifica, ma anche pratica e consiste nel documentare i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nell’habitat marino.

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Il primo campo di sperimentazione del corso è stata una delle mete turistiche più famose: l’isola di Formentera, dove nella settimana fra il 13 e il 19 giugno 2011, ha avuto luogo il “First Cousteau Divers training course”. L’iniziativa era stata già anticipata ad ottobre dello scorso anno, quando Pierre Yves Cousteau aveva portato per la prima volta nell’isola dell’arcipelago spagnolo alcune tabelle esemplificative. Le immersioni di giugno – realizzate con il supporto di alcuni centri subacquei che hanno aderito all’iniziativa – hanno evidenziato alcuni importanti cambiamenti dell’habitat marino, come il proliferare della caulerpa racemosa (un’alga tropicale portata nel Mediterraneo dalle imbarcazioni provenienti dal canale di Suez), a discapito dell’autoctona posidonia oceanica.

L’iniziativa di Cousteau – che dopo Formentera, ha avuto luogo anche ad Ibiza e Santorini e che prossimamente dovrebbe espandersi al Mar Rosso, al Sud-Est asiatico e ai Caraibi – mette il dito nella piaga di una problematica attualissima: l’impatto disastroso dei cambiamenti climatici sullo stato dei mari e degli oceani. In questo contesto, il Mar Mediterraneo (che occupa solo l’1% della superficie marina globale, ma ospita dal 5 al 15% delle biodiversità marine globali) sta vivendo un periodo di forti cambiamenti: Il più evidente, senza dubbio, è l’aumento delle temperature, seguito a ruota dal livello di inquinamento.

I mari, infatti, assorbono un quarto dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera e questo provoca l’aumento dell’acidità delle acque (in acqua, l’anidride carbonica si trasforma in acido carbonico) e l’abbassamento della concentrazione dello ione carbonato (“mattone” fondamentale per la costruzione dello scheletro di coralli e conchiglie). Alcuni degli effetti più visibili di questi disastrosi agenti di cambiamento, sono la massiccia mortalità di alcune fra le più diffuse specie marine (come il corallo rosso, alcune spugne e le gorgonie), l’incremento delle mucillagini e le cosiddette “invasioni biologiche” (facilitate, nel caso del Mediterraneo, dall’apertura del Canale di Suez) a discapito della fauna e della flora autoctone.

L’iniziativa dei “Cousteau Divers” supporta e orienta, in modo pratico, una generale presa di coscienza, riconoscibile nella rapida diffusione di un approccio ecologico alla realtà. I protagonisti di questa iniziativa, non sono infatti sub professionisti né oceanografi, ma uomini e donne comuni, ai quali gli esperti forniscono strumenti concreti per documentare i cambiamenti marini e – allo stesso tempo – per diffondere la coscienza delle problematiche esistenti.

Cousteau Divers 

 

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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