Piano Nazionale per la Riduzione delle Emissioni di Anidride Carbonica“: è questo il nome del nuovo programma presentato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, pochi giorni fa, alla riunione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE). Si tratta di una vera e propria roadmap per l’Italia, che prevede priorità e iniziative in linea sia con gli obiettivi del “Pacchetto Clima Energia 20-20-20” europeo, che con il “Piano di Transizione verso un’Economia a Basso Contenuto di Carbonio al 2050”.

La novità è una nuova carbon tax relativa alle emissioni di carbonio, pensata per incentivare le piccole e medie imprese, ma anche gli enti pubblici e privati, negli investimenti per attività volte alla riduzione di CO2, attraverso il “Fondo Rotativo” del Protocollo di Kyoto.

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Ottimo tempismo, visto che i temi caldi di questi giorni sono il Quinto Conto Energia e gli incentivi per il fotovoltaico e le altre energie rinnovabili. La preoccupazione maggiore proviene dalle associazioni ed imprese del settore rinnovabili, che temono che i tagli previsti dai nuovi decreti ministeriali minaccino i loro investimenti e, più in generale, il futuro delle energie rinnovabili.

Ciò nonostante, “il Governo non smetterà di puntare sullo sviluppo delle fonti rinnovabili”, come ha dichiarato il Ministro all’Ambiente Corrado Clini, garantendo che il Quinto Conto Energia non prevede tagli ma “rimodulazioni” degli incentivi, e promettendo continuità per gli investimenti a cavallo tra il Quarto e il Quinto Conto Energia.

Il Piano Nazionale per la Riduzione delle Emissioni di Anidride Carbonica, si colloca pertanto in questo delicato contesto italiano; prevedendo nello specifico degli obiettivi che arrivano al 2020, e una nuova tabella di marcia che punta in primis sulla promozione dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.

Come avverrà concretamente tutto questo ? Innanzitutto, l’idea è quella di sviluppare una filiera a livello nazionale delle tecnologie sostenibili e di favorire la diffusione di reti di distribuzione elettrica altamente efficienti ed “intelligenti” (le smart grid), creando così un sistema di supporto per città sostenibili, tecnologiche ed interconnesse tra loro (le smart cities).

E anche nell’ambito dell’edilizia si parla di interventi di efficienza energetica, oltre che di una nuova gestione dei trasporti che favorisca la mobilità pubblica più che quella privata in automobile.

Inoltre, è previsto un credito d’imposta del 55%, già applicato all’efficienza energetica nell’edilizia e agli investimenti in favore della riduzione di CO2. Per quanto riguarda invece gli incentivi, la proposta è quella di proseguire con il meccanismo dei certificati verdi, spendibili sul mercato delle emissioni di carboni

Il Governo, quindi, sta dimostrando la volontà di percorrere la strada verso quella che viene chiamata “Economia Low Carbon”. E sembrerebbe che la direzione sia quella giusta, ovvero orientarsi sulla promozione delle energie rinnovabili – come fotovoltaico, eolico, geotermia e biomasse.

 

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Silvia Argentiero

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No Comments

  • Paola ha detto:

    e cosa si dice sulle scie chimiche che ci buttano giù bario, alluminio, polimeri e quant’altro? chi ci aiuta ad elimininare questa fonte mondiale di inquinamento? chi ci sta dietro con i relativi interessi?

  • Silvia ha detto:

    La tematica che sollevi è sicuramente molto calda ma anche controversa, ed occorrerebbe un articolo a parte solo per approfondirla. Grazie per lo spunto!