Creare energia pulita  e nuove opportunità lavorative senza sottrarre spazio alla produzione agricola: con l’agrovoltaico è possibile, come si desume dai risultati conseguiti da un impianto mantovano e da due impianti situati nelle campagne piacentine.

Il primo esperimento aveva avuto luogo un anno fa, quando a Virgilio – nel Mantovano – era stato impiantato il primo sistema agrovoltaico realizzato a livello mondiale. L’obiettivo era ambizioso: creare un impianto sopraelevato di inseguimento solare (articolato in strutture mobili sospese e connesse fra di loro tramite wireless) che non ostacolasse la produzione agricola.

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L’esperimento si proponeva di rispondere ad una problematica urgente in Italia e in altri paesi europei, in cui il dilagare dell’urbanizzazione sottrae drasticamente spazio alle attività agricole e dove quindi, l’impianto di sistemi fotovoltaici può risultare conflittivo, creando ulteriori problemi di spazio. A  un anno di distanza dall’esperimento mantovano, gli impianti si sono moltiplicati, con una dinamica appendice nelle campagne emiliane, a Castelvetro Piacentino e a Monticelli d’Ongina.

Il bilancio dell’esperienza risulta positivo a più livelli. Ovviamente, le prime considerazioni riguardano l’incremento energetico e il monitoraggio della produzione agricola nei territori interessati.

A livello energetico, l’incremento registrato è in progressivo miglioramento: se i 15 ettari ricoperti dall’impianto nella provincia mantovana sono attualmente in grado di soddisfare il 28% del consumo domestico locale, i 21 ettari di Monticelli d’Ongina rispondono a una percentuale che si attesta intorno al 49% del consumo energetico privato.

Le coltivazioni – d’altro canto – non sembrano aver risentito negativamente dell’impatto e i terreni delle province interessate producono quantità consistenti di frumento, foraggio e kamut.

C’è però anche un altro aspetto che va valutato alla pari con i risultati raggiunti in termini di energia pulita e produzione agricola: un impianto agrovoltaico rappresenta infatti anche un’articolata filiera tecnologica che coinvolge diversi settori produttivi (industria elettrica, elettronica ed edile) e che si propone quindi come un efficace circuito capace di creare lavoro.

Sono circa sei, le aziende direttamente coinvolte nel consorzio R.E.M e la componentistica utilizzata per realizzare gli impianti viene prodotta da aziende italiane lieder nel settore: sono molti, quindi, coloro che beneficiano dell’agrovoltaico in termini di occupazione e si parla, ad oggi, di più di 700 maestranze.

 

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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