È ormai da qualche anno che si parla di ‘peak car’: un fenomeno diffuso a livello planetario che fa registrare un costante e netto calo tanto del possesso di automobili di proprietà, quanto dell’uso stesso dell’auto.  Per dirla in parole povere, sta tramontando uno status symbol che per decenni ha rappresentato l’Occidente. Cosa c’è dietro questo netto cambiamento di rotta? Come tutti i fenomeni sociali di una certa rilevanza, il ‘peak car’ nasce all’insegna della multifattorialità. E’ un fenomeno in parte indotto dalla diffusione del concetto di smart city, che ha propagato con successo lo slogan ‘più bici, meno auto’. La crisi del petrolio ha avuto il suo peso (per quanto relativo) e l’uso sempre più sdoganato del car sharing e del car pooling ha fatto il resto. Anche in questo senso, la crisi (delle risorse, delle disponibilità economiche) ha avuto i suoi effetti collaterali positivi.

Eppure, non c’è solo questo. Il cosiddetto ‘peak car’ è sintomatico anche di un’esigenza diffusa che prende piede (è proprio il caso di dirlo) sempre più spesso: il bisogno, cioè, di ri-impossessarsi del territorio – urbano o extra urbano che sia – percorrendolo a piedi. Da un po’ di tempo a questa parte, si assiste infatti a uno strano fenomeno, che in fondo tanto strano non è: i ‘camminatori’ spuntano un po’ ovunque, a volte in modo asistematico. Cosa fanno? Camminano: in città, sulle tangenziali, dall’Adriatico al Tirreno, sulle Alpi. Non si tratta di fitness o di trekking fine a se stesso, ma di qualcosa di molto diverso, che risponde alla necessità sempre più condivisa  di guardare al proprio spazio quotidiano con nuovi occhi. In un’epoca in cui sembrano non esserci più isole del tesoro da scoprire, dove tutto appare inesorabilmente già esplorato, l’uomo rimane fondamentalmente un Ulisse scontento alla ricerca del viaggio: quello vero, quello che ha il sapore e il profumo dell’avventura. E lo ritrova così: camminando, riscoprendo un nuovo sguardo sulle cose. D’altra parte, come scriveva Marcel Proust, il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi’.

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Questa filosofia di vita, fa da slogan all’attività di Sentieri Metropolitani: un progetto nato dall’associazione Trekking Italia e coordinato da Gianluca Migliavacca, Gianni Biondillo e Max Franceschini. L’idea nasce a Milano, quando Gianluca, Max e Gianni decidono di ri-mappare la città ideando e attivando una nuova rete di itinerari tematici (i ‘sentieri metropolitani’, appunto) che dal centro arrivino a includere anche la periferia, restituendole dignità. Di Milano, infatti, il centro è arcinoto e molto spesso, nell’immaginario collettivo, la percezione della città finisce per essere appiattita a un repertorio fisso di immagini: il Duomo, la Scala, il Castello. Eppure Milano è una città che pullula di storia e di storie che aspettano solo di essere scovate e narrate e spesso e volentieri, questo repertorio nascosto, è di casa proprio in periferia: nel Gallaratese, al Morivione o a Quarto Oggiaro. I coordinatori di Sentieri Metropolitani, hanno alle spalle esperienze diverse: Gianluca è architetto – oltre che trekker entusiasta e instancabile – Max è un fotografo e videomaker di talento e Gianni Biondillo è uno scrittore noto a livello internazionale. Ognuno di loro ha storie diverse e uno sguardo diverso sulla città e questo, forse, è uno degli elementi chiave del progetto. Un punto di forza che si trasforma in ricchezza di contenuti e di approccio narrativo.

Sabato 26 settembre, alle 09.00, Sentieri Metropolitani attiverà un nuovo itinerario: il Sentiero della Campagna, che da piazza Duomo condurrà i partecipanti fino all’abbazia di Chiaravalle, la ‘ciribiciaccola’ (come la chiamano i Milanesi). Il sentiero riconnetterà Milano – l’urbe, la metropoli per eccellenza – a un passato agricolo sempre vivo, mostrando come il cordone ombelicale con il mondo della campagna non sia affatto del tutto reciso.

Strada facendo, saranno molte le storie che prenderanno forma dalle narrazioni dei trekker urbani: storie ufficiose e ufficiali che apriranno ai ‘camminatori’ nuovi scenari e un diverso modo di vivere e guardare allo spazio urbano.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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