Oggi si apre a New York il summit Onu sui cambiamenti climatici. Nonostante l’assenza di Trump gli USA continuano a tagliare le emissioni di CO2.

E’ la rivoluzione silenziosa di cui nessuno parla, ma che sta guidando gli Stati Uniti verso il rispetto degli accordi di Parigi, da cui Trump si è ritirato nel 2017. Gli USA sono infatti già a metà strada rispetto all’obiettivo di ridurre entro il 2025 l’emissione di CO2 del 26-28% rispetto ai valori del 2005. Un risultato reso possibile da una coalizione di industrie sensibili agli effetti sui cambiamenti climatici così ramificata da contenere al suo interno “oltre metà della popolazione americana”, pari a circa 173 milioni di persone, e “oltre metà dell’economia americana (11.400 miliardi di dollari), pari a oltre il 35% delle emissioni di gas serra insistenti sul suolo americano, come rivela il rapporto America’s Pledge.

Ma c’è di più: continuando su questa strada, infatti, sarebbe possibile e realistico che le emissioni di CO2 vengano diminuite di un livello superiore al 24% rispetto ai livelli pre-2005. In linea con gli accordi di Parigi (fonte StartMag).

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L’America che combatte le politiche ambientali di Trump.

Dal 2017 a oggi oltre 3.000 attori economici hanno dato il pieno supporto agli accordi sul clima per proseguire il loro cammino verso una politica verde. Tra il 2005 e il 2016 le emissioni di CO2 nell’aria sono scese solo del 12% (la metà rispetto alle aspettative per il 2025), ma nel 2017 – nonostante la nuova spinta della Casa Bianca all’uso del combustibile fossile – gli Stati Uniti hanno registrato la più bassa emissione di gas serra degli ultimi 25 anni.

A questi dati si aggiunge la dichiarazione di oltre 70 imprese americane pronte a rimanere in linea con gli accordi di Parigi e le previsioni sembrano essere rosee. Gli aderenti al programma (tra 50 Stati comprendenti le 285 maggiori città americane) dovrebbero essere in grado di tagliare le emissioni per un totale pari a 500 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2025, a patto che le implementazioni “verdi” siano soddisfatte in pieno. Sul versante cittadino, le politiche intraprese porterebbero a un aumento della domanda di energia rinnovabile (non da fonte idroelettrica) pari a 500 terawatt all’ora (TWh), abbastanza per dare luce a 56 milioni di case all’anno.

Nel loro insieme, queste politiche lungimiranti porterebbero a non sperperare energia per 200 TWh all’anno entro il 2025, a implementare il parco automobili a zero emissione fino a 4 milioni di veicoli su strada e far risparmiare 36 miliardi di miglia percorse dalle auto private grazie al miglioramento complessivo del trasporto pubblico.

Le linee guida sono tracciate: accelerare la chiusura degli impianti a carbone, incoraggiare i residenti a ristrutturare le proprie abitazioni per migliorare l’efficienza energetica, aumentare l’adozione di veicoli elettrici, diminuire drasticamente le emissioni del super inquinante idrofluorocarbone (HFCs), diminuire le perdite di metano nelle città e – soprattutto – sviluppare politiche regionali per abbattere l’uso del carbone nelle aree di lavoro (fonte: Università di Padova).

 

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