Acquisti online più sostenibili: la risposta giusta alla pandemia

 

Il lockdown ha nettamente cambiato le abitudini dei consumatori finali che, negli ultimi tre mesi, hanno dovuto adeguarsi agli acquisti online tout court. Quello che però è risultato – giocoforza – un dovere da rispettare, e che ha contribuito al rarefarsi della pandemia, si è dimostrato – nel versante ambientale – un mostro a tre teste coi nomi di inquinamento atmosferico, consumo di materiali non riciclabili e aumento della plastica.

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Il fenomeno del panic buying, cioè l’acquisto compulsivo di beni di consumo, ha giovato alla grande distribuzione organizzata, ma, di contro, ha aumentato l’emissione di CO2 dei trasporti e prodotto quantità gargantuesche di materiali di difficile smaltimento.

All’interno delle strategie aziendali, la sostenibilità è un fattore di estrema importanza, considerando il rischio di inquinamento nel campo degli imballaggi e dei trasporti. In Italia sono in sperimentazione diverse soluzioni per far sì che l’importanza di questo fattore venga presa in considerazione e diventi, per il consumatore, tanto importante quanto la necessità di acquistare online in casi di allerta.

Consegne a basso impatto ambientale

L’utilizzo di furgoni elettrici a emissione zero è un passo compiuto nel 2016 dall’amministrazione londinese, col finanziamento della società Gnewt Cargo e in parte è già presente anche in Italia. I corrieri italiani Dhl e Gls possiedono già flotte auto elettriche per le consegne merci.

I meno inquinanti droni-fattorino sono un’altra realtà futura che già Amazon e altri canali di e-commerce hanno ordinato brevettandoli.

La strategia sostenibile più utilizzata in Italia è tuttavia quella a due ruote chiamata bike delivery, che comprende mezzi come la cargo-bike e tricicli con pedalata assistita.

Acquisti online sostenibili

L’imballaggio e il packaging del prodotto possono prevedere soluzioni con materiali riciclati. Amazon punta da anni su un design più semplice e leggero. I materiali prediletti sono carta e cartone 100% riciclabili, mentre i cuscini d’aria antiurto sono atossici e riutilizzabili se sgonfiati adeguatamente.

Introdurre il consumatore in una logica eco friendly, responsabilizzandolo nel riciclo e nella raccolta differenziata, è un altro punto attenzionato dai colossi e-commerce. In ogni confezione difatti è obbligatorio l’inserimento di istruzioni sul metodo di smaltimento del materiale di imballaggio.

Startup in azione: il caso Pony Zero

Una giovanissima realtà lanciata nel 2013 è quella dei due torinesi Marco Actis e Davide Fuggetta,  specializzati in servizi bike messanger totalmente ecologici. Pony Zero è una ex startup di pony express a zero emissioni e da quando è attiva effettua duemila consegne al giorno. Conta 70 dipendenti e 400 collaboratori con un fatturato totale di 7 milioni di euro. È equipaggiata di tricicli, cargo bike, auto, van e scooter elettrici.

Pony Zero è inoltre munito di un software ultima generazione capace di elaborare i tragitti più veloci incidendo così sulla riduzione del traffico urbano. Oggi collabora con big degli acquisti online come Amazon, Just Eat, Eataly e Cortilia.

Gli acquisti online second-hand

La cosiddetta “moda circolare” è un sistema innovativo del settore fashion e retail. Si basa sul progettare capi che abbiano una durata ininterrotta e dunque riutilizzabili e riciclabili. Un nuovo trend dalle passerelle mondiali che fa bene all’ambiente e che responsabilizza i consumatori finali.

L’iniziativa è stata spinta da Vestiaire Collective, una delle piattaforme leader nel settore della compravendita second-hand, un svolta rivoluzionaria della moda per rivendere i capi e gli accessori. La campagna è abbracciata anche dal rivenditore Farfetch il quale lancia quest’anno un tool per la sostenibilità che permette di rendere noto ai clienti l’impatto ambientale degli articoli selezionati e acquistati. Grazie al lancio del tool, l’azienda americana ha percepito nei primi tre mesi del 2020 ricavi in crescita del 90% a 331 milioni di dollari.

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Martina Tolaro

Martina Tolaro

Martina Tolaro, curator ed editor freelance. Ho collaborato con imprese culturali creative nazionali e artisti internazionali. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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